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In principio fu Pitruzzella, vate dell’Antitrust, che proponeva la santa inquisizione e il network europeo scaccia bufale. A quel punto si è scatenato il branco dei cagnacci nostrani in salsa anti-web. Tra questi c’è chi vuole misurare l’autorevolezza delle fonti, chi l’oggettività delle notizie, chi come e cosa dobbiamo pensare. Eppure sono gli stessi che per mesi, hanno diffuso una colossale fake news.

Ci hanno raccontato che eravamo fuori dalla crisi, che eravamo la locomotiva d’Europa, che cresceva tutto, anche le orchidee nei tombini intasati. Ci hanno raccontato che il fenomeno migratorio era sotto controllo, che i voucher avevano fatto emergere il nero e MPS godeva di ottima salute. Oggi, però, non si fa il processo a quell’informazione che ha smesso di informare per influenzare, ma alla rete, perché è totalitaria, menzognera, fuorviante, mentre non lo sono i giornali finanziati da gruppi editoriali che rispondono a interessi specifici con nome e cognome.

Non lo sono i telegiornali a maggioranza a edizione unificata che narrano e emozionano sulle gesta eroiche dell’ex-Premier e i sui suoi singhiozzoni mentre abbandona Palazzo Chigi lasciandoci sotto il letto la bomba MPS e i dati su crescita e occupazione. Nessuno spazio alla notizia: la grande scomparsa. Il problema, però, è la rete, spazio solo per gli istinti primordiali di questo popolaccio cattivo e non educabile, che va punita. Chi si informa da essa, è una sorta di troglodita del pensiero, uno che pensa che Lercio sia la più grande agenzia di stampa italiana. Dunque gli autoproclamati intellettuali vogliono prendersi carico del popolo webete.

La storia insegna che quando si dà fuoco ai libri in piazza non è buon segno e quello che ci prospettano, attenzione, è un rogo ideale nella piazza virtuale dei nuovi strumenti di informazione, per nascondere il loro principale problema: la perdita di controllo dei flussi di informazione. Bloccare la rete, però, è impossibile, sarebbe come bloccare la rivoluzione delle tecnologie. L’accesso individuale alle notizie pone l’establishment e le élite dominanti di fronte al dimezzamento del loro potere. L'accesso alle informazioni non è solo moltiplicato nelle fonti e nei contenuti, ma non è soggetto a un controllo politico e censorio preventivo. Ecco che si sono inventati lo stigma della bufala.