Nei giorni scorsi, il Sostituto Procuratore della Repubblica di Cagliari Giangiacomo Pilia ha chiuso l’inchiesta sui roghi di rifiuti vari presso il campo nomadi abusivo lungo la S.S. n. 554.

Inquinamento, gestione non autorizzata di rifiuti, disastro ambientale sono le contestazioni formulate nei confronti di nove cittadini appartenenti a due famiglie rom di origine bosniaca nell’ambito del procedimento penale relativo al sistematico incenerimento di rifiuti, che perdura da anni, nonostante il sequestro penale dell’area (dicembre 2016).

L’ultimo esposto a magistratura e polizia giudiziaria è stato inoltrato dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico onlus in questi giorni in seguito all’ennesimo rogo di rifiuti in pieno giorno.
“Nei mesi scorsi era stato nominato anche un consulente tecnico per appurare l’entità dell’inquinamento, denunciato più volte dai residenti dei quartieri “affumicati” quotidianamente e dalle associazioni ecologiste – afferma il portavoce di Intervento Giuridico onlus – “al pari del campo nomadi comunale posto sotto sequestro preventivo dal 2012 e dissequestrato con decreto G.I.P. Cagliari n. 1670/17 del 30 marzo 2017 in seguito a richiesta della Procura della Repubblica, in quanto ‘non è stato individuato il responsabile dei fatti denunciati e non sono emersi elementi utili per l’ulteriore prosecuzione delle indagini'”.

“Ne prendiamo atto. Oltre dieci anni di inquinamento quotidiano da sostanze tossiche ai danni dei residenti e dei lavoratori dei quartieri cagliaritani di Mulinu Becciu e di San Michele, inquinamento proveniente inequivocabilmente dal campo rom del Comune di Cagliari, dove operatori, associazioni del “terzo settore”, dirigenti comunali si sono distinti per non aver visto e, soprattutto, fatto nulla per impedirlo. Per il funzionamento del campo rom “nel periodo 2001-2011 è stata erogata … la somma di euro 981.844,42” – e concludono – chiediamo, quindi, che la Magistratura vada fino in fondo, accerti eventuali ulteriori responsabilità, magari di conferitori locali di rifiuti per i successivi roghi e disponga quanto prima il dibattimento penale su quello che è ormai definibile solo come “disastro ambientale”.