C’è troppa indifferenza sull’inquinamento dell’aria a Cagliari, a Quartu e dintorni. Bruciano discariche di veleni in città e nell’oasi di Molentargius ma le pubbliche amministrazioni sono miopi e per l’Arpas tutto è a posto. Dissentono i dati dei medici ed il malessere dei cittadini.

Dopo la lunga assenza dell’Arpas mentre la discarica abusiva di Molentargius andava a fuoco ormai da settimane, l’Agenzia regionale si risveglia e certifica che i valori della qualità dell’aria nelle zone interessate sarebbero nella norma. Ma per la scienza che si occupa di salute ambientale i dati resi pubblici dall’Arpas sono insufficienti, fuorvianti e poco attendibili.

La combustione di rifiuti siano essi urbani, industriali, ospedalieri etc. produce migliaia di sostanze tossiche di cui si conosce solo il 20%. Fra questi abbiamo la certezza del particolato inalabile (PM10), il fine (PM2,5) e l’ultrafine (PM inferiore a 0,1 micron). Le particelle più sono fini e più sono tossiche per la salute ma l’Arpas si è limitata a rilevare solamente la presenza del PM10.
Tra i silenzi sulle possibili emissioni di inquinanti altamente tossici, si tace sulle diossine, sui metalli pesanti, sui composti organici volatili, ossidi di azoto, di ozono etc. per cui se non si cercano… non ci sono.

Tuttavia non deve passare inosservato che con i PM10 l’Arpas ha rilevato la presenza di Benzene. Lo IARC International Agency for Research on Cancer classifica il benzene nel Gruppo 1 e cioè tra i “cancerogeni certi”. L’esposizione acuta al Benzene produce disturbi gastrici, tremori, sonnolenza, cefalea, sintomi accusati da diversi residenti in zone a rischio di Cagliari ed hinterland.
La centralina dell’Arpas per il monitoraggio della salute dell’aria non è stata attivata nel momento di maggiore criticità ma ad incendio domato e per poche ore. Si è pure atteso che il vento cessasse trasportando e disperdendo altrove la nube tossica.

Dietro i banali odori ed il fastidioso fumo, si celano sostanze nocive che condizionano la salute e la vita dell’umanità a partire dai bambini. Danni epigenetici, tumori, malformazioni congenite, ritardo mentale, linfomi, allergie, endometriosi… hanno sempre più spesso una paternità: l’inquinamento ambientale.

Claudia Zuncheddu – Sardigna Libera