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Non sarà un grande mercato, quello del gas naturale in Sardegna (la stima del fabbisogno regionale è di 600-620 milioni di metri cubi all’anno, fonte piano energetico ambientale regionale), ma è comunque allettante. In più, non lascia indifferenti nemmeno l’importo complessivo dei lavori per la realizzazione della rete di distribuzione isolana comprensiva dei depositi costieri, 1 miliardo e 578 milioni di euro. La Sardegna è l’unica regione italiana a non aver la disponibilità di metano e, secondo le stime regionali, questo limite energetico costa ben 400 milioni di euro all’anno.

Due società hanno fiutato l’affare, la Società Gasdotti Italia s.p.a. e la Snam Rete Gas s.p.a.

Attualmente (dati piano energetico ambientale regionale) in Sardegna abbiamo i seguenti dati relativi alle fonti di produzione energetica: 78% termoelettrica, 11% eolica, 5% bioenergie, 5% fotovoltaico, 1% idroelettrico. Fonte termoelettrica: 42% carbone; 49% derivati dal petrolio; 9% biomasse. L’utilizzo del gas naturale sarebbe conveniente sul piano ambientale ed economico, qualora sostitutivo del carbone e dei derivati dal petrolio. Tuttavia, oltre il 46% dell’energia prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato.

Il gas naturale è una fonte di energia di origine fossile, come il carbone e il petrolio, il cui utilizzo comporta l’emissione di gas serra e di altri inquinanti atmosferici, però in misura sensibilmente inferiore rispetto agli altri combustibili fossili. Infatti, a parità di energia prodotta, la combustione del gas naturale emette circa il 75% dell’anidride carbonica (CO2) prodotta dall’olio combustibile e circa il 50% di quella prodotta dal carbone.

Nell’attuale fase di transizione dal presente sistema energetico mondiale imperniato sulle fonti fossili al futuro sistema basato sulle fonti rinnovabili, il gas naturale rappresenta certo un’utile soluzione temporanea. In tal senso, l’impiego del gas naturale, in sostituzione di altre fonti fossili come derivati petroliferi e carbone, appare senza dubbio auspicabile.

Nel 2016, per la prima volta, in Italia il consumo di gas naturale ha superato quello dei prodotti derivati dal petrolio: il gas naturale “nel 2016 rappresentava il 34,4% della domanda contro il 34,2% del greggio e con un aumento di circa 3,4 miliardi di metri cubi (+5%) sul 2015, i consumi di gas sono tornati a sfiorare i 71 miliardi, analoghi a quelli del 2001. I consumi di prodotti petroliferi invece, dopo il rimbalzo del 4,1% del 2015, hanno segnato un calo dello 0,9% a 59,4 milioni di tonnellate” (Il gas supera il petrolio, è la prima fonte di energia in Italia, La Stampa, 27 giugno 2017).

Le due società energetiche – la Società Gasdotti Italia s.p.a. e la Snam Rete Gas s.p.a. – sono, quindi, partite alla carica, presentando al Servizio valutazioni ambientali della Regione autonoma della Sardegna presentato istanza[1] per avviare i rispettivi procedimenti di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) in un primo momento per il solo tronco centro-meridionale dell’Isola (Città metropolitana di Cagliari e Province del Sud Sardegna e di Oristano), dimenticandosi del tronco centro-settentrionale (Province di Sassari e di Nuoro). Solo in seguito, la sola Società Gasdotti Italia s.p.a. ha presentato analoga istanza[2] anche per il tronco centro-settentrionale mediante un diverso procedimento di V.I.A.

Successivamente, per effetto del decreto legislativo n. 104/2017, la competenza per il procedimento V.I.A. per tali tipologie progettuali è stata trasferita al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare.

In seguito anche la Snam Rete Gas s.p.a. ha presentato l’istanza per il procedimento V.I.A. per la rete metanifera per il tronco centro-nord (Province di Oristano, Nuoro e Sassari)[3].

A livello europeo questa prassi è nota come salami slicing, cioè la furbesca divisione di un unico progetto per attenuarne il previsto impatto ambientale. E’ una prassi vietata, anche secondo la costante giurisprudenza comunitaria e nazionale.

Ed è proprio quello che si sta facendo in Sardegna dove le due società hanno furbescamente presentato le descritte istanze spezzettando i rispettivi progetti.

Non solo. Sarebbe necessario valutare gli impatti cumulativi dei due diversi progetti, qualora non fossero anche formalmente alternativi.

In caso diverso, la Sardegna passerebbe da nessuna rete metanifera a ben due reti metanifere concorrenziali!
Sono direttamente interessate dai progetti di gasdotto numerose aree SIC (Siti di Importanza Comunitaria), ZSC (Zone Speciali di Conservazione) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), rispettivamente ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora e n. 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica:
– SIC – Campo di Ozieri e Pianure Comprese tra Tula e Oschiri (cod. ITB011113)
– ZSC – Altopiano di Campeda (cod. ITB021101)
– ZPS – Piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri (cod. ITB013048)
– ZPS – Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali (cod. ITB023050)
– ZPS – Altopiano di Abbasanta (cod. ITB023051)
– SIC – Stagno di Cagliari, Saline di Macchiareddu e Laguna Santa Gilla (codice ITB040023)
– ZPS – Stagno di Cagliari (codice ITB044003)
I Siti posti invece entro la fascia di 1 km dai tracciati e potenzialmente interessati solo indirettamente dal cantiere (interferenza indiretta), sono:
– SIC – Media Valle del Tirso e Altopiano di Abbasanta – Rio Siddu (cod. ITB031104)
– SIC – Monte Limbara (cod. ITB011109)
– SIC – Sa Rocca Ulari (cod. ITB012212)
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha, pertanto, inviato (1 ottobre 2017) un atto di intervento nel procedimento amministrativo di V.I.A. alla Direzione generale Valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente, chiedendone la dichiarazione di improcedibilità per la mancata valutazione integrale e cumulativa degli impatti ambientali.

In precedenza, il GrIG aveva inoltrato (21 giugno 2017) un atto di intervento nei due procedimenti di V.I.A. relativi ai rispettivi progetti di gasdotto al Servizio valutazioni ambientali (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna, chiedendone analogamente la dichiarazione di improcedibilità per la mancata valutazione integrale e cumulativa degli impatti ambientali. Ora tali procedure di V.I.A. sono state riassunte presso la Direzione generale Valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente.

In ogni caso, la realizzazione di un unico gasdotto deve avere il minimo impatto sull’ambiente e sui contesti economico-sociali interessati.

Di altri scempi ambientali non se ne sente proprio il bisogno.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus