Lo scontro sul disegno di legge sull’urbanistica varato dalla Giunta regionale non accenna a fermarsi e il tema cardine è sempre lo stesso: mantenere vincoli di tutela all’intera fascia costiera

Oggi è la Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna a chiedere “una profonda revisione dell’attuale ddl, ritenendo inderogabile il rispetto delle previsioni elaborate dalla legge salvacoste e dallo stesso Piano paesaggistico regionale” che, secondo l’organismo, dovrebbe essere esteso al più presto alle zone interne, “così come previsto dal Codice del paesaggio”.

Accolto di buon grado l’invito al confronto fatto dal presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e dall’assessore regionale dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, la Consulta sostiene “che questa discussione debba partire dalle questioni essenziali, oramai evidenziate da mesi”. In pratica, “per ristabilire il giusto clima” sollecita l’eliminazione di quelle che definisce “le previsioni più azzardate, come quelle dell’art. 43 che attribuiscono alla Giunta Regionale, ovvero al Consiglio, un potere derogatorio che si ritiene inammissibile”.

Stop anche alla “possibilità di riproporre aumenti volumetrici per le strutture ricettive all’interno della fascia costiera (art. 31), addirittura anche per quelle che ne avevano già beneficiato in precedenza (art. 31, commi 6 e 7); di fronte alla possibilità di ampliamenti volumetrici, foriera di ulteriore consumo di suolo, la Consulta si esprime nettamente contraria”. Un altro punto controverso è “l’art. A4 che ammette, sempre nella fascia costiera, ulteriori incrementi volumetrici non consentiti dalle disposizioni vigenti e dallo stesso Ppr; incrementi che sarebbero destinati anche a residenze stagionali, ossia a seconde case ad uso turistico, finanche negli ambiti più sensibili del paesaggio costiero”.

Secondo i calcoli effettuati dalla Consulta, proprio l’art. A4 “modificherebbe profondamente la previsione di contenimento delle volumetrie costiere, uno stop deciso negli anni Novanta e recepito sia dalla legge salvacoste del 2004 che dallo stesso Ppr. Un ripensamento che produrrebbe un impatto di circa nove milioni di metri cubi, senza che peraltro se ne faccia menzione nelle note allegate al ddl”. Secondo la Consulta “si tratterebbe di una evidente e grave contraddizione rispetto a quanto enunciato dallo stesso ddl a proposito del contenimento del consumo di suolo, in palese violazione del Piano paesaggistico regionale”.

D’altra parte la Consulta Ambiente e Territorio auspica l’approvazione di una legge Urbanistica “che consolidi le previsioni del Ppr, finalmente estese all’intero territorio regionale, come del resto previsto dal programma elettorale dello stesso presidente Pigliaru”.