La Sardegna spende per la sanità più della media italiana e nel 2016 ha raggiunto quota 3,28 miliardi di euro, circa il 10% del Pil sardo rispetto al 6,7% del Pil a livello nazionale. Il sistema sanitario regionale spende in media 1.981 euro per abitante, il livello di spesa più elevato dell’ultimo decennio: il dato è superiore a quello del centro-nord (1.902 euro), del Mezzogiorno (1.769 euro) e quindi della media italiana (1.856 euro).

E’ uno degli indicatori messi in evidenza dai ricercatori del Crenos che hanno elaborato il tradizionale rapporto sull’economia della Sardegna. Inoltre l’analisi dei dati sulla spesa sanitaria e sul mantenimento dell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza nell’Isola (Lea), evidenzia una gestione non efficiente delle risorse e una performance non soddisfacente dei servizi sanitari essenziali. Non solo sanità.

Secondo i ricercatori, i dati positivi su turismo, export, startup e abbandono scolastico non sono in grado di cambiare una realtà: nel 2016 la Sardegna è ancora l’unica regione del Mezzogiorno in fase recessiva, tra le 65 più povere dell’Unione europea (212/a su 276), e in un quinquennio il suo Pil è passato dal 76 al 71% della media europea, rientrando di fatto nel gruppo delle regioni meno sviluppate. A rallentare la crescita, in particolare, è il dato sugli investimenti per abitante che calano del 2,2% rispetto al 2014. Dato questo i9n controtendenza rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno dove gli investimenti aumentano in media del 4,5%.

Anche i numeri sull’occupazione non sono particolarmente incoraggianti. Il tasso di attività nel 2017 resta invariato rispetto all’anno precedente, così come quello di occupazione (+0,2% contro il +1,2 nazionale). Il tasso di disoccupazione raggiunge il minimo storico dal 2013, pari al 17%, grazie a una diminuzione del 1,4% (-4,1% in Italia). Un numero che dimostra come nell’Isola il mercato del lavoro si riprende molto più lentamente che altrove. Un ultimo dato negativo riguarda il capitale umano qualificato, nonostante il tasso di abbandono scolastico sia diminuito sensibilmente: nel 2016 appena il 20,3% (18,6% nel 2015) dei sardi in età 30-34 anni ha conseguito una laurea. Solo Sicilia e Campania fanno peggio.