In Sardegna è più facile morire ma non permettiamo che sui drammi della salute negata ai sardi si restituisca verginità ai responsabili.

La Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, precisa di non essere tra gli organizzatori del Convegno svolto nell’aula Consiliare di San Vero Milis sabato 30. Un Convegno a cui hanno preso parte Medicina Democratica, Aiea, Anpi, esponenti del centro sinistra e l’assessore alla Sanità Arru.

La Rete Sarda ha risposto all’invito di partecipazione e si rammarica che l’intervento del coordinatore sia stato ignorato dall’assessore, allontanatosi per una sua “emergenza” nonostante il pubblico sollecitasse il suo rientro.

Precisiamo per chi si sarebbe accorto del dramma della Sanità sarda solo a pochi mesi dalle elezioni regionali, che le lotte per la difesa della Sanità pubblica, degli ospedali dei territori disagiati e dei grandi ospedali delle città, ormai piegati dalle scelte di chi governa la Sardegna, non partono il 30 giugno dal comune di San Vero Milis, come si dichiara, ma che sono in corso da anni in tutta l’Isola, tanto da averne varcato i confini.

Il nostro appello a chi governa la Sardegna, è che si ripristini il diritto inalienabile di ogni sardo a poter accedere ad una Sanità gratuita, di qualità ed in tempi certi, che si restituiscano agli ospedali dei territoriali disagiati i servizi soppressi, che si ripristini l’ordine e l’efficienza degli ospedali delle città, dal Brotzu al Santissima Trinità, che si salvino dalla chiusura, in nome di strani ridimensionamenti ed accorpamenti il Binaghi, il Marino, il S.Giovanni di Dio, il Microcitemico, l’Oncologico e che si rinunci al Mater Olbia, che non serve ai sardi.

Chiediamo che si restituisca dignità al personale medico e paramedico con assunzioni reali e che si rispettino i loro diritti e le loro professionalità.

I sardi attendono risposte concrete per i circa 5000 casi di tumori diagnosticati in Sardegna, per i circa 2100 pazienti terminali solo nel cagliaritano, con strutture Hospice insufficienti (Cagliari 16 posti, Nuoro 8 posti, Quartu 12-14 posti).

Denunciamo l’indifferenza delle istituzioni sulla chiusura dei servizi di psichiatria e di neuropsichiatria infantile nei territori che condanna all’abbandono le persone con disagio mentale e ancor più preclude ogni possibilità di recupero dei bambini con disagio psichiatrico.

Claudia Zuncheddu – portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica