Il linguaggio e la ricerca di un artista, è qualcosa che tende alla totalità, a mostrare la complessità dell’umano, non fosse così, sarebbe come pensa la maggior parte dei Cagliaritani, soltanto un lavoro, un occupazione come fare il barbiere o l’idraulico.
L’artista è nella realtà a Cagliari, un bambino che gioca, spesso dinanzi a critiche dialettiche, si stizzisce, proprio come un bambino che non sa con chi gioca e il perché, preso atto della propria vanità, piange e scompare con i suoi giocattoli.
L’artista non piange, sa che il suo linguaggio e la sua ricerca sono un gioco, di cui lui stesso ignora le regole, regole che un altro bambino con altre regole, culture ed educazione familiare, può legittimamente distruggere.
L’artista deve sapere e mai dimenticare, che il suo linguaggio, per quanto protetto e tutelato, sotto nuova luce simbolica e culturale, può essere distrutto, abbattuto, dimenticato, sommerso, o non è così?

La cultura artistica traslata può tradursi in dissoluzione, l’Arte è un semplice effetto determinato dal linguaggio, chi impatta il linguaggio artistico non impatta il suo contenuto, impatta l’azione del contenuto su di lui, capite quanto può essere devastante?
In quale territorio l’artista isolano gioca con il suo linguaggio?
Ecco, non solo nella sua terra, anche se è accecato dall’idea d’emergere sui suoi “colleghi”, il linguaggio dell’arte si muove e determina nei frattali della sua storia; geni e genetica dell’arte s’incontrano e si scontrano fuori dal tempo, senza protezione politica o curatori ale, non c’è accozzo che tenga dinanzi all’interazione infinita tra i linguaggi dell’arte, che l’arte sia sostenibile soltanto attraverso una rete d’accozzi, è una colossale cavolata tutta isolana, narrata da chi è convinto di saperla lunga e in realtà, la sa molto (troppo) corta!
Capite perché trovo fuori dallo spazio tempo dell’arte, che ancora a Cagliari e nell’isola si ragioni sul “genio assoluto”?

Ma si mettano in discussione anche i Maria Lai, Pinuccio Sciola e Costantino Nivola!
Ma si comincia a ragionare sulla costante resistenziale, non dei sardi (che ho dubbi esista sul serio, ditelo a Lilliu), ma dei linguaggi dell’arte, quelli in grado d’adattarsi alle mutazioni sociali del tempo e della storia, quelli che dialogano con il tempo e con la Storia fuori dal tempo e dalla Storia, volete un esempio?
Torniamo a Sciola e Nivola e accostiamoli al protonuragico e al nuragico, cosa è cambiato?
Sono dialoghi con la storia che attraversano il tempo, il genio assoluto non esiste nell’arte, diciamolo una volta e per tutte, e quando si presenta e bussa alla vostra porta, per piacere discutiamolo e discutetelo.

Il linguaggio dell’arte è semplicemente gene che comunica con geni, l’artista percorre con il suo linguaggio la Storia, l’aiuta, talvolta ne legge e oltrepassa i limiti.
Dove s’incontra la Storia?
Io direi nelle Accademie di Belle Arti.
Come dite?
A Cagliari non c’è un’Accademia?
Non mi dite, ecco perché si crede ancora al genio assoluto e a fandonie come l’arte è qualcosa che “mi sento dentro”, ci sarebbe da denunciare, chi si esprime in certi termini sull’arte, per stupro.

Mimmo Domenico Di Caterino