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Lo scorso 17 marzo ho coordinato un incontro con i ragazzi della mia scuola (Liceo Scientifico Lorenzo Mossa di Olbia) sul tema della presenza delle basi militari in Sardegna. L’iniziativa faceva parte di un progetto più ampio dedicato a “Sa die de sa Sardigna” e che contempla incontri su temi di attualità, cultura e storia relativi alla Sardegna. Al’incontro hanno partecipato alcuni protagonisti del dibattito sulle basi militari: l’avvocato penalista Gianfranco Sollai parte civile al processo Quirra, l’onorevole Giampiero Scanu, membro della commissione parlamentare sull’uranio impoverito ed Enrico Puddu, della tavola sards “A Foras” che recentemente si è distinta nell’attivismo sul tema. 
 
L’incontro è andato molto bene, hanno partecipato un centinaio di studenti, diversi docenti e anche il Dirigente Scolastico della mia scuola. Con grande sorpresa vengo a scoprire che i «senatori di Forza Italia Bruno Alicata, Emilio Floris e Maurizio Gasparri hanno presentato un'interrogazione urgente ai ministri dell'Istruzione Valeria Fedeli e della Difesa Roberta Pinotti in merito ad un evento, intitolato «Sardigna terra de bombas e cannones» (Sardegna terra di bombe e cannoni) che si è svolto nei giorni scorsi nel liceo scientifico di Olbia «Lorenzo Massa» per censurare la presenza di basi e poligoni militari in Sardegna» (fonte La Nuova Sardegna).
 
Nell’interrogazione si fa il mio nome come “indipendentista sardo”, si dichiara «inconcepibile che all'interno di istituti statali vengano diffusi messaggi contro le istituzioni, con tesi sostenute da comitati spontanei, separatisti o antimilitaristi, peraltro senza alcun contraddittorio» e si chiedono misure disciplinari contro di me e contro chi ha permesso lo svolgimento di questo dibattito. I senatori chiedono anche che vengano cancellati i prossimi incontri organizzati.
 
Vorrei rispondere a tutte le accuse che vengono mosse a me e alla mia scuola.
Per prima cosa voglio dire che ho sempre separato la mia attività politica dal mio ruolo di docente. Non ho mai fatto propaganda a scuola e chiunque abbia lavorato con me lo sa bene. Ritengo però mio dovere di insegnante organizzare eventi dove gli studenti possano apprendere ciò che è accaduto nella loro terra in passato e ciò che accade oggi e per me si tratta di semplice ed ordinaria educazione civica, cosa che sono tenuto a fare come professionista dell’educazione. 
 
In secondo luogo ci tengo a precisare che il dibattito non era rivolto contro le istituzioni né contro i militari, né contro nessuno, ma riguardava solo la pura e semplice informazione su quanto accade oggi in Sardegna e cioè sul fatto che la nostra isola ospita il 60% del demanio militare italiano, che c’è un processo in corso e che questo processo ha come capo d’imputazione l’accusa di «aver cagionato un persistente e gravo disastro ambientale con enorme pericolo chimico e radioattivo per la salute di decine di migliaia di animali, di decine di pastori, del personale della base e di numerosi cittadini». Cosa facciamo? Presentiamo interrogazioni parlamentari anche sulla Procura, sulla ASL di Lanusei, sulla Regione Autonoma Sardegna che è parte civile al processo e su tutti i giornali che ne parlano?
 
In terzo luogo mi sembra incredibile che si chieda la sospensione del progetto “Sa Die”, intanto perché si tratta di una festa della Regione Autonoma della Sardegna e poi perché i prossimi incontri hanno come oggetto l’insegnamento della storia sarda nella scuola italiana e la presentazione del Memoriale di Giovanni Maria Angioy. Anche la storia sarda e gli scritti di Angioy sono lesivi delle istituzioni?
È proprio vero che ne ferisce più la penna che la spada. Affronterò questa nuova sfida a testa alta, perché ho solo fatto il mio dovere di cittadino sardo e soprattutto di educatore.