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Si chiude il primo round del congresso Pd: oggi infatti sarà l’ultimo giorno per le assise dei circoli e già nel tardo pomeriggio dovrebbero arrivare i dati ufficiali. Confermati i trend di questi giorni, e anche la guerra di cifre: Renzi è saldamente al comando oltre il 60 per cento mentre Orlando veleggia intorno 30 per cento; Emiliano fa mostra di essere ottimista e secondo fonti del suo Comitato avrebbe raggiunto il 7%.

Percentuale che però, stando ai calcoli dei renziani (che comunque non sarebbero inclini a lasciarlo fuori dalla contesa) è più bassa, addirittura sotto la soglia del 5% necessaria a poter restare in corsa. Secondo la mozione dell’ex premier la vittoria sarebbe vicina a quota 70%, mentre il ministro della Giustizia sarebbe poco sopra il 26%. Dati diversi dalla mozione del Guardasigilli che, stando ai propri conti, vede superare il 30% attribuendo a Renzi il 63,9%.

Ciascuno dei contendenti poi rivendica qualche risultato in particolare: l’ex premier ci tiene a sottolineare di “aver vinto nel quartiere Ilva Taranto e a Roma”. Non però – fa notare il ministro della Giustizia – nei circoli del lavoro, dove ad arrivare prima è la sua mozione, che a sua volta incassa il secondo posto nella sua città natale, La Spezia. Da grandi città a piccoli centri: a Samminiatello, il paese di Luca Lotti, Emiliano e Orlando non prendono neanche un voto (Renzi 25) e a Laterina, il paese di Maria Elena Boschi, 24 voti vanno all’ex segretario Pd, 13 a Orlando, zero a Emiliano.

E se è vero che sono in molti a scommettere che solo dopo il 30 aprile, quando i gazebo incoroneranno il nuovo segretario Democratico, si metterà mano alla legge elettorale, l’avvicinarsi di quella scadenza ridà fiato, a sinistra, a chi quel discorso lo aveva solo accantonato.

Ad innescare la miccia, il coordinatore della mozione Renzi al congresso Matteo Richetti: partendo dalla tesi che vada garantito un vincitore, assicura che il partito è pronto a lavorare per il Mattarellum (così come dice anche Maurizio Martina, che corre in ticket con Renzi) o per “l’Italicum esteso al Senato”. Un doppio binario che nei fatti non esiste, è la replica degli orlandiani: la prima opzione è un “bluff”, afferma Giuseppe Lauricella; la seconda è la “strada sbagliata” perché consegnerebbe il Paese ad una grande coalizione con il centrodestra e non cancellerebbe i capolista bloccati.

“Bisogna lavorare – ribadiscono alcuni senatori che sostengono Orlando – sui collegi uninominali e su un premio di governabilità. La proposta esiste ed è stata sottoscritta da tutte le anime del Pd”. Che il Mattarellum sia uno specchietto per le allodole è anche quanto pensano Bersani e Speranza, che in occasione del primo appuntamento nazionale di articolo 1-Mdp tornano a chiedere un’accelerazione da parte del Parlamento su questo fronte. E’ ora che i partiti “smettano di cincischiare”, fa eco Massimo D’Alema che insiste nel sottolineare l’importanza che i cittadini tornino a scegliere gli eletti. D’altro canto, ammonisce Enrico Letta, non farlo sarebbe “un suicidio annunciato”. Un’autostrada “per i barbari”, aggiunge Bersani.