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E' durato una ventina di minuti l'incontro tra Pd e M5s sulla legge elettorale, avvenuto nella sala Berlinguer negli uffici del gruppo dem. Alla fine dell'incontro la delegazione dei 5 Stelle, composta dal capogruppo alla Camera, Roberto Fico e dai parlamentari delle Commissioni Affari Costituzionali, il deputato Danilo Toninelli e il senatore Vito Crimi (non c'era il capogruppo al Senato, Carlo Martelli), non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Nessun commento neppure dal Pd anche se il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, che ha ricevuto la delegazione M5s insieme all'omologo al Senato Luigi Zanda e al relatore della riforma Emanuele Fiano, alla domanda su come fosse andato l'incontro ha commentato: "tutto bene".
 
Intanto le chance che la riforma del sistema elettorale consegni all'Italia un modello in stile tedesco continuano a salire. In avvio di una settimana chiave, con l'avvio delle votazioni in Parlamento sulla legge elettorale e la direzione del Pd in agenda per martedì, Matteo Renzi scopre le carte e dichiara di ritenere possibile un accordo con Forza Italia e M5S su un modello proporzionale, che abbia però una soglia di sbarramento al 5%. Gli azzurri hanno fatto già sapere di essere della partita e oggi è toccato agli elettori pentastellati suggellare, con 27.473 mila sì contro appena 1.532 no, il via libera arrivato dai vertici nei giorni scorsi. Niente "compromessi" e niente "mercato delle vacche", avverte però Beppe Grillo pubblicando il verdetto online: gli elettori devono poter scegliere di essere governati dal M5S o dall'asse Pd-Fi. E il sistema che meglio garantisce la trasparenza è appunto il tedesco (con soglia al 5% e correttivi di governabilità).
 
Il leader M5S riprende così spazio su una scena che altrimenti rischiava di essere interamente occupata dal segretario Pd e dal Cavaliere e avvicina un'intesa, che se confermata nelle aule parlamentari, potrebbe accelerare la fine della Legislatura portando il Paese alle urne in autunno, come testimoniano le fibrillazioni che sono già emerse in occasione dell'esame dei nuovi 'voucher'. Calendario alla mano, Grillo fissa anche una data per le elezioni: il 10 settembre, prima che deputati e senatori possano incassare "la pensione da privilegiati".
 
Matteo Renzi ci tiene a sottolineare come la scelta di sostenere un sistema proporzionale non sia mai stata la prima opzione ma anche come sia stato il Capo dello Sato a chiedere alle forze politiche di trovare un accordo sulla legge elettorale: i Democratici quindi – è la replica – mantengono un impegno verso il Colle, considerato vincolante. E ragiona, cercando di rassicurare gli interlocutori, nel caso di elezioni anticipate a settembre non ci sarebbe da temere per la solidità dei conti pubblici: la manovra economica, che è all'esame del Parlamento fra ottobre e dicembre, potrà essere approvata – dice Renzi – dal nuovo Esecutivo. Certo, ammette, ci vuole prudenza e, guardando al dopo voto, spiega come nessuno scenario sia da escludere, larghe intese comprese.
 
Intanto, domani dovrà convincere il partito a dargli il mandato per cambiare rotta: la Direzione infatti è chiamata ad approvare la svolta proporzionalistica. Un sì scontato ma che dovrà confrontarsi con le perplessità di Andrea Orlando e della sua truppa di parlamentari, che proprio per fare il punto potrebbero riunirsi qualche ora prima dell'appuntamento al Nazareno. A favore del 'tedesco' si schiera intanto apertamente il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: si tratta infatti – dice – di un sistema che consentirà la rinascita del centrosinistra. E proprio il progetto di costruire una forza a sinistra del Pd è inseguito da Articolo 1-Mdp, che è pronto ad accettare la soglia del 5% convinto che incentiverebbe le forze a sinistra a correre insieme. Uno sbarramento che non convince invece Sinistra Italiana, che punterebbe al 3%, ma che soprattutto non piace ad Angelino Alfano. In Parlamento le votazioni sono destinate a iniziare molto probabilmente nella giornata di mercoledì ma già oggi e domani è in agenda una girandola di riunioni: non faccia a faccia con il segretario però (quello annunciato fra Renzi e Alfano è saltato) ma incontri fra una delegazione dei Democratici e quelle degli altri partiti.