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Isolare il Qatar per colpire l’Iran.  Si può spiegare così la decisione di quattro tra i più potenti paesi arabi – Bahrain, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi – di interrompere le relazioni diplomatiche con il vicino Qatar, chiudendo tutte le frontiere aeree e terrestri verso la nazione accusata di fomentare il terrorismo nei paesi confinanti e, in particolare, nello Yemen. A questi quattro Paesi si sono uniti, nel giro di poche ore, anche Yemen e Maldive.  L’accusa è quella di supportare i gruppi terroristici che “vogliono destabilizzare la regione”, in particolare lo Stato Islamico, i Fratelli Musulmani in Egitto (e Hamas nella Striscia di Gaza) e i gruppi filo iraniani e sciiti  in Yemen e Bahrein.

L’accusa arriva da uno Stato, quello saudita, che ha stretti rapporti con i gruppi jihadisti in Siria, in particolare con le formazioni qaediste, abbondantemente supportate da Riyad in questi anni di guerra contro il governo di Damasco. La vera ragione della decisione degli Stati arabi, almeno per quanto riguarda l’Arabia Saudita, è dunque un’altra: colpire Teheran passando per il piccolo e ricchissimo emirato del golfo che in questo momento è il diretto avversario, sotto il profilo commerciale ed economico, di Riyad.

La verità è che all’Arabia Saudita importa poco o nulla del terrorismo di matrice salafita o whabita, dunque non è certo il sostegno all’ISIS da parte di Doha che si vuole colpire. Dunque, che i gruppi jihadisti in Siria facciano pure il loro sporco lavoro se questo è necessario a combattere Assad, oramai sempre più forte sia sotto il profilo politico che militare. Ciò che interessa realmente ai sauditi è depotenziare l’interferenza del Qatar in Yemen, che sostiene, in modo strumentale, i gruppi sciiti filo iraniani. La rottura delle relazioni diplomatiche con Doha, da un lato, accontenta il presidente degli Stati Uniti, il “saudita” Donald Trump (che considera l’ISIS e la Repubblica Islamica dell’Iran sullo stesso piano) e, dall’altro, isola in modo drammatico la Tigre del Golfo Persico, che galleggia su un mare di petrolio, proprio nel momento in cui l’Arabia Saudita vive uno dei momenti peggiori della sua storia sotto il profilo economico.

IL QATAR, POTENZA ECONOMICA CHE FINANZIA IL TERRORISMO

L’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani,  è uno degli uomini più ricchi del mondo, dirige il cda del fondo sovrano del Qatar, che ha un patrimonio di 600 miliardi di dollari, possiede grandi quote della banca inglese Barclays, di Sainsbury’s e Harrods, di Volkswagen e Walt Disney, dell’aeroporto londinese di Heathrow, di Siemens e Royal Dutch Shell, nonché una partecipazione nel più alto edificio d’Europa, lo Shard London Bridge. L’emiro è, poi, proprietario della squadra di calcio del Psg, del piano di sviluppo Porta Nuova, dello storico Hotel Gallia a Milano, di molti complessi alberghieri turistici della Costa Smeralda in Sardegna, dell’ex ospedale San Raffaele di Olbia ed è sponsor del Barcellona. Insomma, il piccolo stato del Golfo è in realtà una delle più grandi potenze economiche del pianeta, ecco perché è vissuto con un certo fastidio dalla traballante Arabia Saudita.

Sia chiaro, il Qatar in questa vicenda non può apparire come una vittima, visto il ruolo che ha svolto come soggetto destabilizzatore della regione, finanziando in maniera massiccia il terrorismo e il radicalismo islamico in Siria e in altri contesti regionali. L’emiro Tamim bin Hamad al Thani ha inoltre ereditato Al Jazeera, la tv che, dopo l’11 settembre 2011, è diventata l’alternativa araba e terzomondista alla Cnn. E’ forse la più grande centrale di disinformazione del mondo, accreditata presso il mondo occidentale solo per il fiume di denaro che ha riversato nelle casse dei media europei e statunitensi:  stiamo parlando di partnership lautamente pagate, svariati milioni di dollari, che l’hanno trasformata spesso nell’unica fonte accreditata in alcuni contesti informativi internazionali.

In Siria, ad esempio, si è messa al servizio dei gruppi armati anti Assad, spesso di matrice jihdista, manipolando sistematicamente l’informazione e costruendo una serie impressionate di notizie false, attribuendo spesso stragi compiute dai ribelli alle forze governative. Al Jazeera è stata il megafono delle primavere arabe e, in particolare, dei Fratelli Musulmani, con l’obiettivo politico di creare una costellazione di capi sunniti al posto di leader laici come Gheddafi, Ben Ali, Mubarak e Assad.

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