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Due progetti: uno pubblico (il Pia Serpeddì-Is Arenas che prevedeva un’area anche sportiva) accanto a uno privato (lo stadio del Cagliari). E l’idea del presidente Cellino, del sindaco di Quartu Contini e dell’assessore Lilliu, era di dirottare i fondi del primo dirottati verso il secondo. Anche se l’accordo tra società di viale La Playa e amministrazione quartese prevedeva che quest’ultima non dovesse versare un euro per lo stadio. Questa la tesi dell’accusa, basata sull’interrogatorio del dirigente Pierpaolo Gessa che si è svolto il 5 dicembre scorso a Buoncammino.

Stando a Gessa l’idea di realizzare un nuovo stadio risale al marzo 2012, quando si svolgono i primi riservatissimi incontri tra Contini, Lilliu (assessore alle Politiche infrastrutturali e trasporti) e Cellino. L’idea era quella di trasferire le tribune in Dalmine dal Sant’Elia a Is Arenas e nell’aprile del 2012, con l’accordo già in tasca, il Cagliari presenta la propria istanza ufficiale al Comune di Quartu.
 
L’accordo (Convenzione del 21 maggio 2012), caricava i costi dell’operazione sulle spalle del Cagliari, tuttavia, secondo l’accusa, Cellino, Lilliu e Contini si accordarono per scaricare sull’amministrazione quartese gli oneri relativi alla maggior parte possibile delle opere. 
 
C’era però il problema dei fondi e così già da marzo (prima che la società di viale La Playa formalizzasse la proposta) i tre decisero di usare i fondi del Pia Serpeddì-Is Arenas per le opere a servizio dello stadio. E’ Gessa a rivelarlo, secondo cui i tre “erano a conoscenza del fatto che i lavori dentro lo stadio erano fatti con fondi Pia, ciò anche perché erano stati loro stessi, in sostanza, a disporre in quel modo”. Il dirigente precisa che “l’impianto era insufficiente per la serie A”, e che recinzione e illuminazione (previsti nel Pia) sono adattabili alle esigenze dello stadio. Cellino e Contini poi, tramite Lilliu, chiedono a Gessa di spostare la cabina per l’illuminazione dentro stadio, (“era evidente”, dirà Gessa nell’interrogatorio, “che loro volevano fare in modo che i lavori previsti dal Pia andassero a beneficio dello stadio nuovo”), andando ben oltre i contenuti nell’accordo (visto che il Comune quartese avrebbe dovuto limitarsi a dare l’area in concessione).
 
Anche la decisione di realizzare via Olimpia, non prevista nell’appalto affidato alla Andreoni, va letta nell’ottica di favorire “a tutti i costi” la realizzazione dello stadio nell’area. E ciò perché senza via Olimpia e le prescrizioni, come ha dichiarato il vicePrefetto Carolina Bellantoni il 12 dicembre scorso "il progetto sarebbe risultato carente di un requisito fondamentale per la gestione dei servizi di polizia e la rispondenza alle norme dei decreti Pisanu”. E ciò, dimostrerebbe, secondo la tesi accusatoria dei pm, che per il primo cittadino l’assillo non era tanto rispettare i progetti già approvati nell’interesse dei quartesi, ma quello di favorire il Cagliari e Cellino.
 
Gessa, secondo l’interrogatorio dello stesso, non prendeva alcuna iniziativa se non dopo averla concordata con la "parte politica ". Secondo i pm, lo dimostra la conversazione del 17 ottobre tra Gessa e Lilliu, nella quale il dirigente chiede ad alcuni chiarimenti su quanto la parte politica del Comune intendeva fare per il campo calcio di Is Arenas, soprattutto per quanto riguardava lo spostamento di alcuni tornelli richiesto dal Cagliari Calcio tramite Vasapollo.