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Una mattina io e il Lungo abbiamo deciso di lavarci bene.

I ragazzi e i bambini ricoverati al Macciotta, a causa di quella epidemia di epatite, erano tanti. In più gli stanzoni non avevano il bagno, così dovevamo sempre fare sempre la fila nell’andito prima di fare una doccia frettolosa per poi correre subito a letto.   

Io e il Lungo però pensavamo di poter riuscire a trovare il modo di lavarci meglio.  Era necessario però progettare un piano. Ed io di strategie segrete me ne intendevo e parecchio. Ma bisognava stare attenti. C’ era il rischio di farsi scoprire dalla signorina Rosa, quella dei pantaloni.

Ci ho pensato tutta la mattina, poi, la sera, subito dopo la visite dei parenti, che terminava alle nove, sono sceso dal letto e all’orecchio  ho spiegato al mio amico cosa avevo elaborato.  

Avevo avuto una idea straordinaria.  “Dobbiamo alzarci presto, mentre tutti dormono, così possiamo lavarci quanto vogliamo”. “Ma se gli infermieri se ne accorgono?” “Ma che cosa? O Lungo; non ti sei mai accorto che non vengono mai negli stanzoni la notte?” “No! Io la notte dormo”. “Io si. Stanno in una stanzino e parlano fino a quando non si addormentano. Tranquillo Lungo. Andrà benissimo!” Ero fiero di me. Avevo ideato un piano perfetto.  

Così mi sono svegliato presto.  Poi ho fatto svegliare il Lungo, soffiandogli sulla pianta del piede, come facevo sempre. Senza far rumore siamo entrati in bagno. Era fatta. Svelti ci siamo spogliati, restando in mutande. Abbiamo riempito la vasca d'acqua calda e ci siamo immersi.

Una figata. Ci siamo rilassati. Ho cominciato a raccontare storie e il Lungo le ascoltava e rideva. Ogni tanto bussava qualcuno e noi: "un attimo". Insomma, non so quanto tempo è passato. Fatto sta che dopo un po’ ha bussato con forza la porta  del bagno un infermiere. Ha gridato:  “Aprite subito”.  Dalla voce sembrava molto adirato. Ci siamo spaventati. Velocemente siamo usciti dall’acqua  asciugati e vestiti.

Come abbiamo aperto la porta, uno spettacolo inaspettato. Tutti i ragazzi dei vari cameroni in piedi, in fila,  asciugamano in una mano e il sapone nell’altra, che aspettavano. Grida seccate. In fondo alla fila Signorina Rosa, con la faccia arrabbiata. Adesso che  ricordo aveva anche un neo sul naso. Ci ha rimproverato moltissimo. Mi ha preso per un orecchio, (al Lungo no, perché era troppo alto per lei) trascinandomi nello stanzone e costringendoci a metterci a letto.

E per punizione ci ha tolto pure i pantaloni. Che umiliazione. “Così non potrete alzarvi dal letto”, ha detto. Ma questa volta ci siamo guardati, io e il Lungo e ci  veniva da ridere, anche se ci aveva “spantalonizzato” . Questa volta l'avevamo fatta davvero grossa. Ma eravamo profumati , ed era il profumo del mio bagnoschiuma. Quel profumo, che mi piaceva molto, perché mi ricordava mia mamma, che mi lavava, tutte le notti, prima di mandarmi a dormire, con il “ pino silvestre”. 

Gianluca Medas