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Via al primo piano operativo della  zona franca in Sardegna: sarà trasmesso questa sera dal Cda della società "Cagliari Free zone" alla Regione. Un progetto vero e proprio con tanto di tempi e costi di realizzazione. La Regione, assessorato all'Industria, dovrà poi girare il documento all'Agenzia delle Dogane che a sua volta dovrà trasmetterlo alla Commissione europea per il via libera definitivo. Si tratta, per la partenza della prima fase, di un'area di sei ettari accanto alla Cict, la società della Contship, multinazionale italotedesca del settore trasporto container, al porto canale di Cagliari. Costo dell'operazione, 900 mila euro.

Lo spazio davanti al mare sarà recintato: l'accesso sarà garantito da due varchi di dodici metri ciascuno, uno in entrata e l'altro in uscita. All'interno dell'area saranno realizzate due palazzine di 120 metri quadri ciascuna per gli operatori della "Zona Franca" e per la sicurezza.    La novità è stata annunciata questo pomeriggio dal presidente dell'Autorità portuale Piergiorgio Massidda (ancora non è arrivata la revoca dal Ministero dopo la sentenza del Consiglio di Stato) nel corso del convegno organizzato da Confindustria davanti al presidente degli industriali italiani Giorgio Squinzi.

   Le palazzine saranno dotate di tutti i servizi. L'area sarà controllata con telecamere fisse e mobili. La zona franca adottata sarà "doganale": consentirà vantaggi fiscali con merci extra Unione Europea e dirette lontano dal vecchio Continente. Insomma niente benzina o sigarette a basso costo. Ma si spera di convincere aziende extraeropee ad investire in città (magari per l'assemblaggio) creando nuova occupazione.

I tempi di realizzazione dovrebbero essere rapidi. Le maggiori spese riguarderanno le palazzine (250 mila euro) e il telecontrollo (130 mila euro). Forse la svolta per la questione Zona franca in Sardegna: è il primo vero progetto realizzabile nel giro di pochi mesi.

Sarebbe una svolta. Perché la società Cagliari Free Zone Società Consortile per Azioni, deputata alla gestione della Zona Franca, è nata (nel febbraio 2000) sotto i peggiori auspici, avendo due soli soci (Autorità Portuale e Cacip) di pari quota ma con diversi interessi. Questo perché l’Autorità Portuale opera come istituzione, mentre il Cacip ha una vocazione imprenditoriale e, stretta in questa morse, nel concreto, la società, non ha mai potuto operare. Ma stavolta sembra esserci l’accordo tra le parti.