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Risolto dopo meno di 24 ore il caso dell'omicidio di Antonio Mocci, il ventiseienne ucciso ieri sera a Villacidro, cittadina del Medio Campidano a 50 chilometri da Cagliari, durante un furibondo litigio scoppiato per motivi legati allo spaccio di droga, nell'abitazione della vittima.

Il presunto assassino ha già un nome ed un volto. Il sostituto procuratore di Cagliari, Virginia Boi, che coordina le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Villacidro, guidati dal capitano Valerio Cadeddu, ha firmato l'ordine di carcerazione nei confronti di Stefano Corona, 24 anni, amico e compaesano della vittima, accusato di omicidio volontario. Dopo gli stringenti interrogatori del sospettato e le prove raccolte dagli investigatori dell'Arma (comprese quelle degli specialisti del Ris), per il magistrato esistono tutti gli elementi per il provvedimento restrittivo e la pesante accusa. Messaggi al telefono precedenti al delitto fra i due giovani con un appuntamento fissato nel primo pomeriggio per la vendita di qualche dose di stupefacente, altri sms inviati dopo il delitto per disdire l'incontro in casa del presunto spacciatore, il giubbotto sporco di sangue che Stefano Corona ha cercato di lavare con una pompa nel cortiletto della sua abitazione, il coltello con tracce ematiche rilevate dagli uomini del Ris.

Il giovane, sotto torchio in caserma da ieri notte, avrebbe reso parziale confessione dei fatti, dopo essere caduto in numerose contraddizioni e davanti ai riscontri oggettivi degli investigatori. Dopo l'arresto, però, il suo difensore, l'avvocato Luciano Sollai, ha negato che Corona avrebbe confessato il delitto, respingendo le accuse. Il legale ha precisato che il suo assistito era in compagnia di Mocci, con il quale ha sì litigato, ma non lo ha ucciso.

Il delitto era stato scoperto ieri sera, quando i carabinieri sono intervenuti nell'abitazione del ventiseienne, nella centralissima via Regione Sardegna, a Villacidro, trovando il cadavere riverso in una pozza di sangue, dopo essere stato colpito da un corpo contundente, forse un bastone o una spranga di ferro, al termine di una violenta colluttazione.