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A pochi giorni dalla presa di posizione del Gruppo di intervento giuridico, anche Legambiente Sardegna si scaglia contro la norma, approvata con un emendamento, che definisce il limite vincolato nelle zone umide, per cercare di "salvare" alcuni edifici sorti negli anni tra Cagliari e Quartu e che rischiano di essere dichiarati abusivi dopo una sentenza della Corte Costituzionale del 2013.
Così Legambiente chiede al Consiglio regionale un passo indietro. "E' evidente che tale emendamento propone di annullare le fasce di salvaguardia intorno alle zone umide – sostiene il presidente dell'associazione, Vincenzo Tiana, che richiama le norme del piano paesaggistico regionale -. In 100 anni in Italia la loro estensione si è più che dimezzata. Per non andare lontani in Sardegna sono stati prosciugati migliaia di ettari.
Lo stagno di Molentargius è l'esempio dei dissesti a cui conduce la progressiva urbanizzazione delle fasce contermini alla zona umida con la scomparsa delle zone filtro, o in termine tecnico zone 'buffer', essenziali come vasche di espansione per mantenere l'assetto paesaggistico, idrogeologico ed ambientale della zona umida. Pertanto – prosegue – il contenuto delle norme del Ppr è quanto mai attuale dal momento che detta indirizzi per la redazione dei Piani urbanistici comunali che hanno il compito di disciplinare la pianificazione del territorio comunale.
Inoltre tale emendamento appare contradditorio nel contesto della Legge Casa – osserva -. In sostanza è stata introdotta una norma che modifica il Ppr in assenza delle procedure previste dal codice del paesaggio".