and-ldquo-voglio-farla-finita-and-rdquo-barricato-18-ore-nel-villino-il-racconto-dei-carabinieri

Dieci ore di silenzio, un tempo interminabile in cui i carabinieri hanno cercato di capire se Alain Kespy, 74 anni, il professore di fisica nucleare che si era barricato in camera da letto con in pugno una pistola, fosse ancora vivo. Poi una frase: "niente, non voglio niente, voglio farla finita" e l'inizio di una lunga trattativa culminata con la resa del pensionato.
Il racconto del comandante del Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Cagliari e del maresciallo capo Gianluca Miscali, specializzato in negoziazioni, non lascia spazio a dubbi sulle difficoltà che i militari hanno incontrato nel villino di San Giovanni Suergiu, dove l'uomo si era asserragliato. "Per dieci ore non si è fatto sentire – spiega il capitano Cappa – non sapevamo cosa stava accadendo dietro la porta della camera da letto. Non si capiva se era addormentato o se si era tolto la vita. Abbiamo provato a entrare e cercato di ottenere un contattato con lui, ma solo alle 9.30 del mattino, dopo quasi dieci ore ci ha risposto". I carabinieri hanno fatto in modo di ottenere la fiducia del pensionato. "Abbiamo cercato di comprendere quali fossero i suoi problemi – racconta ancora Cappa – ma ogni volta che si arrivava a toccare alcuni argomenti, lui si trincerava in se stesso e bisognava ricominciare da capo. Alla fine lo abbiamo convinto a uscire. Appena aperta la porta ci ha abbracciato e ringraziato per averlo ascoltato".
La trattativa è stata resa ancora più difficile dalla situazione clinica del professore, cardiopatico, che è rimasto chiuso nella stanza per 18 ore con le finestre e la porta sbarrata. "Ha avuto molti sbalzi di umore – sottolinea il maresciallo Miscali – ha manifestato sofferenza, non voleva comunicare con noi in italiano. Parlando in francese e inglese abbiamo stabilito una forma di empatia. Siamo quindi riusciti a individuare la possibile causa scatenante, quella casa tanto desiderata che aveva acquistato. Abbiamo parlato del suo amore per la Sardegna, per il territorio, per i cavalli di cui è proprietario, riuscendo a fargli cambiare opinione e aprire la porta".
Nel primo pomeriggio si sono vissuti momenti di grande tensione. "Abbiamo cercato di aprire la porta per vedere come stava e parlare con lui – spiega ancora il capitano Cappa – e lui ci ha prima minacciati e poi ha sparato un colpo per intimorirci che si è conficcato sul soffitto". Dagli accertamenti è emerso che Alain Kespy aveva prestato servizio nell'Esercito svizzero come ufficiale riservista. Le sei pistole sequestrate, due delle quali da tiro, non erano state dichiarate.