rivoluzione-scala-di-ferro-arriva-il-convitto-in-fuga-da-via-manno-silenzio-sull-and-rsquo-affitto

La sede è inagibile. E così il Convitto Vittorio Emanuele II lascia la storica sede di via Manno che occupa dall’800 trova ad un canone che coperto dal silenzio, ma di sicuro pesante impatto per le casse dell’istituto pubblico, a pochi passi e in un edificio di pregio: nella Scala di Ferro, gioiello neogotico della Marina, l’antico albergo di Cagliari che accolse da Lawrence e D’Annunzio, e abbandonato dalla Prefettura da qualche anno.

Se cala il mistero sui canoni d’affitto, è certo che serviranno nuovi lavori di adeguamento che andranno anche a modificare la facciata interna dell’edificio. Nell’ambito del un progetto di cambio di destinazione d’uso che prevede anche l’installazione di una scala antincendio proprio davanti alla facciata interna del palazzo, una scelta forse discutibile, ma che ha già ottenuto il via libera di Comune e Soprintendenza.

Il Convitto inagibile. Il Convitto nazionale “Vittorio Emanuele II”, istituto di educazione dello Stato, dotato di autonomia amministrativa e di personalità giuridica, occupa la sede di via Manno (il palazzo Duca di San Giovanni) dal 1840. Ma l’ anno scorso c’è stato “un piccolo crollo della parte alta di un soffitto negli alloggi”, spiega Paolo Rossetti, neo Rettore dell’Istituto, “e la Provincia dopo alcuni carotaggi effettuati per verificare la tenuta dei solai ha dichiarato i piani alti inagibili. Abbiamo cercato in città altri locali pubblici disponibili per i nostri convittori ma non c’è stato nulla da fare: ci siamo così rivolti a un privato”. Il contratto ha validità per 6 anni, ma Rossetti spera di terminare molto prima, anche perché per la nuova sede “spendiamo un sacco di soldi, quanto non lo voglio dire ma si immagini quanto possono costare 4 piani in centro città, dalla quale non possiamo spostarci per le esigenze dei convittori. Per noi la spesa è gravosa, ma non abbiamo avuto locali a disposizione se li avessimo trovati ne avremmo fatto volentieri a meno”.

E così la Scala di Ferro, ospiterà i ragazzi della storica scuola cagliaritana.  Il progetto rivoluzionerà un blocco dell’antico complesso, quello delle “ex case spagnole”, ricostruito nell’ultimo restauro del 2000 e che fino a qualche anno fa ospitava gli uffici della Prefettura.

L’intervento. Un intervento deciso, all’interno di un complesso delicato e di pregio, che ha avuto il via libera di Comune e Soprintendenza qualche giorno fa, che ha dovuto digerire, prescrivendo cura particolare nell’installazione, un scala antincendio interna, indispensabile per la scuola ma che andrà a stravolgere la facciata interna dell’edificio.

Si legge nella relazione tecnica: “Gli interventi sono rivolti a trasformare gli edifici mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, anche attraverso parziale demolizione e ricostruzione. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti, ma senza aumento della volumetria esistente regolarmente. Nelle zone in condizioni accertate di degrado irreversibile, gli interventi di ricostruzione sono assoggettati a vincoli morfologici (altezze, allineamenti, conservazione e ripristino di elementi architettonici e/o artistici, materiali, ecc.). Le soluzioni architettoniche dovranno essere rispettose dei caratteri del luogo, dovranno assicurare le preesistenti condizioni statiche agli edifici contigui che saranno verificate in sede di progetto. In tutti i casi, nella ricostruzione si farà riferimento all’Abaco dei tipi edilizi e ad eventuale documentazione storica d’archivio. L’intervento potrà prevedere modifiche parziali o totali delle destinazioni d’uso precedenti.

Oltre ai “corpi storici”, al cortile  , al museo e al parcheggio sotterraneo, l’edificio presenta il cosiddetto corpo delle vecchie “case spagnole” (“integralmente ricostruito con una ristrutturazione semifilologica che, sostituendo le fatiscenti abitazioni con volumi destinati ad uffici, ne ha (quasi) riproposto gli originari profili, unificando le quote dei piani ed armonizzando dettagli e finiture con il resto del complesso”), ed è questa la porzione che verrà utilizzata dal Convitto Nazionale.

Qui, dove fino a qualche anno fa c’erano gli uffici della Prefettura, è prevista la realizzazione di lavori per sistemare ai piani bassi (terra e sottosuolo) i locali didattici con i servizi e, nei tre piani fuori terra, le camere per gli studenti convittori. Le modifiche più significative consistono nell'attrezzare alcuni vani con servizi igienici integrativi a quelli già presenti e con blocchi docce. E poi nel cortile interno è prevista l’istallazione di una scala antincendio in facciata, articolata su più rampe e pianerottoli fino al quarto livello con contestuale modifica di alcuni vani finestra per dar luogo a nuove uscite.

La scala antincendio e la Soprintendenza. E proprio la scala ha acceso la discussione, a luglio il progetto era stato respinto perché “atteso che la scala antincendio, pur essendo indispensabile sotto l’aspetto della conformità alla normativa antincendio, è tuttavia poco coerente con i caratteri insediativi del contesto storico di riferimento” ed è stato perciò “ ritenuto necessario che sia verificata la possibilità di installazione di una scala antincendio più coerente e integrata con i caratteri architettonici del complesso edilizio del quale fa parte l’Ex Scala di Ferro immobile vincolato”.

Ma l’ok della Soprintendenza arriva il 20 ottobre. Gli uffici del Mibact tuttavia precisano che “la realizzazione della scala antincendio esterna, pur di un certo impatto, si rende necessaria per consentire il normale svolgimento delle attività scolastiche nel rispetto della attuale normativa in materia di sicurezza ed antincendio; la soluzione proposta, che sostituisce quella presentata in occasione della precedente Conferenza dei Servizi, è stata ridotta in altezza e verranno adottati tutti gli accorgimenti per armonizzare il nuovo manufatto con la facciata retrostante”. Perciò “considerato che tali previsioni non alterano sostanzialmente lo stato dei luoghi in quanto il nuovo manufatto va ad inserirsi in una corte interna e non ha interferenze con le vie pubbliche, si ritiene di condividere la proposta prescrivendo però tassativamente che “la nuova scala in acciaio venga realizzata avendo cura di ridurre al minimo le sezioni dei profilati e cercando, per quanto possibile, di mitigare l’effetto dell’inserimento utilizzando, all’occorrenza, lo stesso colore della facciata del fabbricato principale”.

La storia. La Scala di Ferro (nome che deriva dalla scaletta che portava alla terrazza panoramica dell’hotel) è uno dei primi alberghi della Sardegna. Posto su un bastione cinquecentesco, nell'Ottocento venne utilizzato dalla Guardia Nazionale come Piazza d'Armi poi, nel 1869 divenne lo Stabilimento Balneare Cerruti. Otto anni dopo, nel 1877, il battesimo come albergo fino alla chiusura negli anni ’60 del novecento. Nel 1991 quando la società Mambrini Srl (oggi controllata da Fima Spa) acquista l’immobile, oramai inutilizzato da 27 anni, dal Banco di Sardegna che ne deteneva la proprietà.  Nel 1997 si fa avanti la Prefettura cagliaritana che necessita di spazi per gli uffici, così Mambrini stringe un accordo per la locazione all’interno del quale rientrano anche i lavori di recupero a carico del proprietario. Terminati i lavori nei primi anni 2000 (non senza polemiche per l’aumento di alcune volumetrie e la demolizione e ricostruzione di antiche parti dell’edificio), la Prefettura apre gli uffici nel 2006, ma nell’aprile 2012 decide di rescindere anticipatamente il contratto. E il problema, per la Sca.Fe Srl, da ottobre 2010 detentrice del complesso che in precedenza era passato di mano dalla Mambrini Srl alla Fima Spa, diventa quello, come scrive nel 2013 nelle osservazioni al Piano particolareggiato del Centro storico, “di mantenere in esercizio la struttura che, se inattiva, produrrebbe solo costi di gestione e potrebbe rischiare di avviarsi verso un possibile reiterato deperimento”. Timore che risiedeva nelle “remote per non dire nulle possibilità” di trovare sul mercato qualcuno disposto ad affittare o rilevare la struttura nell’odierna condizione di spazio destinato a servizi pubblici. La società ipotizzò un “residence di qualità” o a una casa di riposo, ma alla fine arriva il Convitto nazionale che non trova alloggi pubblici disponibili si dichiara interessata ai locali della Scala di Ferro per l’alloggio dei convittori. E risolve il problema.