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Martedì 16 per l'ennesima volta i lavoratori dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme saranno a Roma per un nuovo viaggio della speranza e per incontrare i rappresentanti del governo nazionale e fare così il punto sulla vertenza più famosa della Sardegna. Sarà una trasferta diversa dalle solite alle quali abbiamo assistito in questi anni.
La vertenza, è noto ormai a tutti, è arrivata a un ineluttabile punto di svolta: Alcoa ha dichiarato in tutti i modi di ritenere terminato il tempo per trattare la cessione dello stabilimento e nei suoi prossimi piani c'è solo l'obbiettivo dell'assolvimento dei doveri previsti dalla legge e quindi dello smantellamento dello Smelter.

Una volontà dimostrata chiaramente al governo e anche all'ultimo potenziale acquirente, la new entry Sider Alloys, che ai ripetitivi tentativi di approccio con la multinazionale americana si è vista letteralmente chiudere la porta in faccia. Certamente sul tavolo c'è ancora Glencore in attesa che il governo onori i termini dell'accordo sottoscritto oltre un anno fa che sanciva costi e durata delle tariffe energetiche come garanzia innegoziabile per l'acquisizione dello stabilimento. Ma anche gli Svizzeri, da più parti le indiscrezioni riportano, sembrerebbero defilarsi dal tavolo negoziale pressati da Alcoa che con loro mantiene a livello internazionale intricati rapporti economico-commerciali e non gradirebbe il riavvio dello Smelter in mano a un potenziale diretto competitor.

In questo complesso quadro, fatti salvi gli indispensabili strumenti energetici che il Ministero starebbe però elaborando per almeno 10 anni forte anche dell'ultima autorevole (così definita dalla massima esperta in temi energetici del Mise Dott.ssa Romano) proposta dell'ex Senatore Cherchi, è evidente che il governo nazionale dovrà assumere una chiara decisione nei confronti di Alcoa chiedendole di farsi da parte e se è necessario utilizzando tutti gli strumenti previsti per legge per recuperare uno stabilimento che, è bene ricordare, esiste da oltre 40 anni e molto prima dell'avvento degli americani che l'ottennero nel 1996 praticamente senza spendere un centesimo.

Il governo, al netto dei tanti Ordini del Giorno approvati in parlamento in questi anni sull'importanza e strategicità per la nazione del settore alluminio, dovrà decidere una volta per tutte se l'Italia dovrà fare a meno di quello che in tutti i paesi progrediti e industrializzati è considerato uno dei metalli del futuro. Lo potrà fare convincendo Glencore (o qualunque altro acquirente) ad acquisire lo stabilimento a costo di intervenire direttamente con una compartecipazione pubblica così come paventato più volte (in extrema ratio) anche dal Presidente della Regione Francesco Pigliaru.

I lavoratori in partenza per la capitale fanno sapere di essere più determinati che mai a portare a casa il risultato consci anche di non avere molte altre alternative economico-occupazionali in un territorio come quello del Sulcis Iglesiente martoriato sotto tutti i punti di vista. Ancora una volta contribuiranno ad accendere a livello nazionale i riflettori sulla vertenza ma anche più in generale sui drammi dei tanti sulcitani che in questi anni, complice anche la crisi del Polo Industriale, hanno perso il lavoro o hanno visto ridursi sensibilmente il proprio tenore di vita. E conoscendo la loro grande passione, siamo certi ci riusciranno…