Devo ammettere che la notizia dei genitori rimproverati dai vari presidi per “uso irregolare di Whatsapp” mi ha fatto molto sorridere.

Anche io faccio parte della chat di classe dei genitori. Ben due. Due chat di classe grazie alle quali posso sbragarmi allegramente senza preoccuparmi di perdere compiti, comunicazioni, fogli o libri. Anche mia figlia si sbraga allo stesso modo; dimenticando compiti, comunicazioni, fogli e libri. “Tanto poi mamma chiede in chat”.

Ora, vorrei fare delle precisazioni:

1) le lamentele dei presidi riguardo le chat di classe, sono dovute ad alcuni genitori che le usano in modo poco garbato. Ma si sa, di sgarbati ne è pieno il mondo, anche fuori dalle chat. Come quando ci si trova a una festa, al supermercato, in fila per votare il rappresentante dei genitori. Ormai Whatsapp è uno dei modi di comunicare di tutti. Prendiamone atto.

2) Whatsapp come cassa di risonanza per fraintendimenti e conflitti mi trova perfettamente d’accordo. Whatsapp è una piazza, uno parla e tanti ascoltano; una risposta mal data diventa motivo di rivendicazione da parte del destinatario; fisiologicamente si creano alleanze, sottogruppi, capri espiatori… I genitori si trovano al portone di scuola per consolare, aizzare, accusare, questo o quello. A volte si finisce tutti al bar a mangiare sfogliatelle alla crema. Sì perché i genitori possono anche questo: creare amicizie, divertirsi e rispettarsi; sodalizzare. Per esempio, aspettare insieme a un bambino il genitore in ritardo, perché tanto, il ritardo prima o poi capiterà a te. Perdere pomeriggi interi per cercare ricette e fare torte senza glutine per il compleanno del figlio perché tua figlia è celiaca. Creare un grande gruppo virtuale e diventare di casa, poi non salutarsi per strada, come capita a me perché non connetto numeri di telefono e facce. Così capita che chiacchiero per 20 minuti con una mamma il giorno prima al telefono e il giorno dopo la guardo con aria “ma a te chi ti conosce” se mi saluta nel corridoio. Come capita anche di salutare amorevolmente gente sconosciuta per strada perché tanto “sarà qualche genitore che non mi ricordo” e sono a posto così!

Ma poi, Whatsapp a cosa serviva? Ah, per i compiti?

Ma il diario, ai vostri figli, voi non lo comprate?

 

 

 

Marzia Spedicato, psicologa
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