come-possiamo-aiutare-il-bambino-a-conoscere-e-regolare-le-proprie-emozioni
Un tuono. Un fulmine. Lo scroscio della pioggia. Dormire cullati dalle gocce sui vetri.
 
Un rumore fortissimo. Una luce abbagliante e inaspettata. Colpi sui vetri. Il Mostro sta per arrivare. Addormentarsi terrorizzati.
 
Lo stesso episodio ma due esperienze diverse come gli attori che le vivono. Sono le esperienze di un adulto e di un bambino. Di un bambino che ancora non conosce un temporale e che non riesce a spiegarsi quello che sta succedendo, fuori dalla sua stanza e dentro di lui. 
 
“Tesoro ti sei preoccupato per il forte rumore? Hai avuto paura? Sì, si vede che ti sei spaventato, perché stai tremando e ti batte il cuore molto più velocemente. Capisco che tu possa aver avuto paura, i rumori dei tuoni sono forti e spesso possono coglierti di sorpresa; ma sono solo le nuvole che sbattono tra loro e provocano degli intensi abbagli; grazie a questo, le nuvole fanno cadere la pioggia, l’acqua servirà per dissetare le piante e tutti gli animaletti che vanno in giro da soli”
 
Un’emozione è un’esperienza nella quale intervengono diversi componenti. L’emozione si sente nella testa, nel corpo, nel cuore. É quanto di più complesso e affascinante possa capitare!
 
Sentire accogliere le proprie emozioni ha un potere fortissimo; quando qualcuno lo fa, la relazione con l’altro diventa preziosa. 
 
Come possiamo aiutare il bambino a conoscere e regolare le proprie emozioni? Raccontiamogliele! Accogliamo l’emozione, qualsiasi essa sia; che sia sorpresa, che sia gioia, che sia rabbia, che sia tristezza, che sia vergogna. Un’emozione può essere presa in mano, guardata, condivisa, tentata, trasmessa, riconosciuta, cambiata, ingrandita o rimpicciolita; possiamo trovarle un posto nel corpo. Un’emozione si può muovere, si può spostare, ci può accompagnare, le possiamo parlare e anche rispondere. 
 
Ma possiamo anche non risponderle.
E allora lei non ci sta! Un’emozione non validata è un’emozione che scalcia da qualche parte; a volte con un attacco di panico, a volte con un pianto “insensato”, a volte con una rabbia ingiustificata.
 
Va bene, gli adulti hanno il compito di riconoscere e regolare le emozioni dei bambini, ma tu cara mamma? Tu caro papà? Tu cara zia, cara nonna, caro insegnante, cara signora? Dov’è quell’emozione con cui devi fare i conti?
A volte, la cosa più semplice può sembrare quella di accantonare una sensazione fastidiosa, fare finta di niente, passarci sopra per il bene di chissà chi; e così facendo impediamo alle nostre emozioni di fluire, di attraversarci come acque di un fiume che proprio grazie al loro movimento lo tengono pulito e fresco. Così lasciamo formare dentro di noi degli acquitrini di rabbia, sporchi di tristezza e di vergogna. Sono queste le emozioni più bistrattate; quelle che sembrano più pericolose. E invece sono vita! 
Forse non avremmo dovuto sentirci dire “non si piange”, “non fare il nervoso con me”, “non essere triste”; forse sarebbe bastato chiedere perché…
 
Marzia Spedicato, psicologa
 
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