Il modo con cui i maggiori media stanno trattando la situazione venezuelana è sintomatica del più generale malessere dello stato dell’informazione italiana. Dalla discutibile scelta delle fonti nel trattare le posizioni dell’opposizione venezuelana all’assenza di fonti che descrivano e ragioni del percorso riformatore del governo venezuelano. Mi pare siano insufficienti le veline confezionate dal Dipartimento di Stato degli USA a spiegare la realtà politica ed economica venezuelana. Non si tratta di scelte editoriali legittime pro o contro il presidente Maduro, ma si tratta di pessimo giornalismo.

È legittimo che certa stampa scelga di parteggiare per le opposizioni ma farlo senza alcuna interpretazione critica, scegliendo consapevolmente di parlare di dittatura e di costituente truffa rappresenta solo uno dei tanti atteggiamenti manipolatori che vorrebbero trasformare la realtà a proprio piacimento. È perfino imbarazzante il tentativo da parte di questi media di provare a convincerci che da una parte ci sia un governo corrotto e sanguinario e dall’altra il popolo venezuelano guidato da opposizioni gandiane e nonviolente ispirate da idee di eguaglianza e democrazia.
Curiosa la posizione del presidente del consiglio Gentiloni che sceglie una linea diplomatica di totale subalternità con le posizioni degli USA gettando benzina sul fuoco di una crisi probabilmente irreversibile che potrebbe portare alla guerra civile. È una posizione curiosa perché parliamo dello stesso governo italiano che vende armi all’Arabia Saudita che non è proprio una pacifica democrazia liberale.

Certo, Maduro non è Chavez come il 41% di votanti è un buon risultato ma non un plebiscito. Ma un giornalista serio non può parlare di Venezuela senza considerare le innumerevoli aggressioni reazionarie e i tentativi falliti di golpe e di rovesciamento del governo democraticamente eletto del Partito Socialista Unito del Venezuela. Un giornalista serio non può parlare di Venezuela senza considerare anche la natura della complessa democrazia venezuelana e della composizione del partito di governo in cui partecipano tutte le anime della sinistra bolivariana, da quelle più radicali a quelle più moderate insieme ai movimenti indigeni ed elementi cristiani della teologia della liberazione. Dall’altra parte, le mobilitazioni delle opposizioni sono portate avanti da leader bianchi e spesso di estrema destra.
Questi sono i motivi che mi portano a sostenere le ragioni del governo Maduro e a ritenere evidenti e pericolose le spinte golpiste in Venezuela. I veri obbiettivi di queste spinte non sono l’opposizione all’estensione dei poteri del presidente Maduro ma impedire che venga dato un enorme potere di sovranità e autodeterminazione nelle mani dei cittadini e delle cittadine del Venezuela.

Roberto Loddo