Il sindacato Coas dei medici ospedalieri e i Riformatori vanno all’attacco sull’odierno trasferimento del reparto di oculistica dall’ospedale Binaghi all’azienda ospedaliera Brotzu, accorpando i servizi. Gli uni e gli altri paventano che questa decisione possa far riprendere i cosiddetti “viaggi della speranza” per curarsi fuori dell’Isola.

Per Alessandro Garau, segretario regionale Coas, si tratta di un “provvedimento che va a ridurre sensibilmente per numero e qualità l’offerta di interventi agli utenti e altri gravi disagi alla già sofferente sanità sarda. Infatti, è già stata consegnata la richiesta di dimissioni immediate del direttore della Oftalmologia – annuncia – che ha giustamente rifiutato queste modalità di trasferimento imposto dall’alto e non è difficile prevedere il nascere di numerosi problemi relativi alla gestione degli interventi in relazione alla riduzione del numero delle sale operatorie attive.

Questo è un sensibile passo indietro per la nostra Regione che si tradurrà in una significativa riduzione della qualità e della quantità dei servizi offerti all’area metropolitana di Cagliari”. Per Garau “dovremo affrontare anche il minor numero di interventi, tutto ciò si trasformerà in una accresciuta difficoltà per gli utenti a curarsi in Sardegna”.

“In sanità, anche le cose apparentemente di buon senso, se fatte male, rischiano di creare disastri – denuncia il deputato dei Riformatori Pierpaolo Vargiu, che ha rivolto un’interrogazione urgente alla ministra della Sanità – La fusione delle due equipe deve migliorare la qualità dell’offerta e pertanto non può che avvenire salvaguardando le rispettive competenze – prosegue il parlamentare sardo – ed è risaputo in città che il gruppo del Binaghi, guidato dal dottor De Casa, ha raffinato speciali competenze nella chirurgia vitreo-retinica, diventando il centro di riferimento in questo importantissimo tipo di offerta, per numero di sedute operatorie e di pazienti trattati”.

Vargiu sottolinea poi che “al Binaghi sono state appena rifatte le sale operatorie e ci sono dotazioni strumentali oculistiche di assoluta avanguardia che rischiano di non trovare neppure adeguati spazi fisici negli angusti locali del Brotzu, mentre nessuno sembra interessarsi del destino delle competenze chirurgiche appena trasferite al Brotzu”.