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“Continua, e sembra non aver fine, quella che abbiamo avuto modo di definire ‘telenovela Aias'”. Così il lavoratori della sede di Cagliari esprimono sdegno ancora una volta per la situazione in cui vivono da diversi mesi.

“Una commedia dell’assurdo, che nemmeno Jonescu o Pirandello avrebbero saputo immaginare. Gli attori continuano ad essere i dipendenti Aias che da una parte sono creditori di 6-7 mensilità di stipendi  e dall’altra hanno di fronte un’Azienda che continua imperterrita a vantare crediti nei confronti della Regione, e degli Enti per i quali ha erogato servizi”.

“In mezzo un convitato muto, muto ed erogatore di pubblico denaro: L’assessorato alla Sanità. Nel frattempo continua l’esodo del personale che, stanco di dover attendere quanto dovuto decide di abbandonare la struttura per altri “lidi” magari un po’ più affidabili. Eppure l’assessorato – continua la nota dei lavoratori – avrebbe delle frecce nel proprio arco da giocare, frecce fornitegli dal Consiglio Regionale e che sembra debbano rimanere immobili nelle loro faretre. Ed il personale costretto ad abbandonare l’Azienda, quello espulso e quello “volontariamente” dimessosi continua ad aspettare perfino il Tfr, ovvero quella parte del salario che l’Azienda ha trattenuto loro nel corso degli anni e perfino dei decenni”.

“Il sindacato Usb è da sempre convinta che il danaro pubblico debba essere gestito dal pubblico che il passaggio al “privato” sia una stortura di sistema, e questa stortura manifesta il lato peggiore di sé quando il Pubblico (Assessorato ed Enti Locali) non riesce a controllare che le Aziende che lavorano con soldi pubblici non riescono a rispettare gli standard basilari e contrattuali nei confronti dei propri dipendenti. Non ci viene difficile immaginare in quali condizioni psicologiche vivono i dipendenti AIAS la loro situazione: conosciamo la loro dedizione al lavoro, l’amore per il loro lavoro e per i soggetti loro affidati. Siamo convinti allo stesso tempo che essi hanno diritto alla giusta retribuzione e nei tempi previsti dai contratti, hanno diritto ad esternare le loro lamentele, e le loro rivendicazioni senza incorrere in ingiuste sanzioni e peggio in licenziamenti”.

“Ancora una volta – conclude il sindacato – chiediamo all’Assessorato di “battere un colpo”. Di far sentire la sua voce. Di far capire all’Azienda che gli atti di indirizzo del Consiglio Regionale non sono carta straccia”.