Come è noto, le norme che regolano la sanità pubblica, soprattutto negli ultimi anni, sono state orientate, e lo sono tutt’ora, sempre più al risparmio e al contenimento dei costi. Non che questo, in termini generali, sia sbagliato: anzi, è indispensabile agire in tal modo per colmare i pozzi senza fondo dove orde di politici nei decenni, dalla nascita del Sistema Sanitario Nazionale ai giorni nostri, hanno infradiciato le mani per gestire meglio il proprio potere, ingenerando clientelismi, fenomeni corruttivi, sperperi, ruberie e dunque inefficienza diffusa e servizi scadenti.

Ma la spasmodica ricerca della razionalizzazione e dell’efficientamento spesso hanno colluso, e collidono tutt’ora, con le legittime aspirazioni dei cittadini di potersi curare nel migliore dei modi e di ottenere la corretta assistenza sanitaria per le proprie patologie.
Un po’ quello che sta accadendo a Erika Frau, 35enne di Carbonia, da oltre 22 anni affetta da sclerosi multipla in una forma tra le più aggressive che ultimamente la sta obbligando a letto. La ragazza, per essere sostenuta nelle proprie funzioni fisiologiche, necessita di specifiche“mutande panno” che l’azienda sanitaria non può – in riferimento a quanto prevederebbero le disposizioni regionali- fornire in numero superiore alle 42 mensili.
Mentre a Erika, secondo quanto spiegato dal padre, Francesco, autista in pensione dell’Arst, ne occorrerebbero molte di più: anche 6 al giorno. Al punto che il genitore è stato finora obbligato ad acquistarle 12 alla volta per un costo di 22 euro con puntale cadenza ogni paio di giorni.

Per una cifra mensile anche di alcune centinaia di euro.
L’uomo ha tentato in diverse occasioni di interloquire con la Assl per richiedere un aumento della dotazione prevista, ma ogni volta ha ricevuto la stessa risposta: ovvero quella che le normative sono stringenti e che dunque non si può far nulla per rispondere alle esigenze della povera ragazza.

Per fortuna (si fa per dire) il Signor Frau ha una piccola pensione che gli permette, pur con le difficoltà oramai comuni a molti, di tirare avanti la propria famiglia e grazie alla quale finora, con non pochi sacrifici, ha contribuito al sostegno sanitario di sua figlia, oltre quello già previsto e assicurato dalla legge.
Ma la situazione continua a peggiorare e la rendita dell’uomo rischia di non essere più sufficiente per entrambi gli scopi.

L’interrogativo che sorge di fronte a situazioni di questo tipo è quello che ci spinge a riflettere sul modello di sanità che i decisori politici stanno costruendo per i cittadini, nel quale i costi delle razionalizzazioni spesso vanno a incidere più sui servizi e sull’assistenza ai malati gravi che nelle vere centrali dello spreco dove la burocrazia, le frodi e le prestazioni inutili, ma remunerative per i soliti noti, la fanno da padrone.