La valanga Cinquestelle ha prodotto uno scossone nel centrosinistra che governa la Sardegna. Da tempo alcune forze politiche, in primis il Partito dei Sardi che si è tirato fuori dalla competizione nazionale, stanno premendo per un “cambio di passo” nelle politiche della Giunta, guidata da Francesco Pigliaru, e della maggioranza.

Un rimpasto nell’Esecutivo, con una squadra squisitamente politica, potrebbe essere una delle opzioni per arrivare a fine mandato, ma non è detto che questa visione venga recepita da Villa Devoto. Nel frattempo, dal partito di maggioranza relativa, il Pd, arriva subito la richiesta di un faccia a faccia con gli alleati, mentre domani potrebbe già riunirsi il gruppo consiliare democratico.

“Quello che ci consegnano le elezioni è un dato politico rilevante sul quale non si può non riflettere – dice all’ANSA il capogruppo Pd, Pietro Cocco – abbiamo il dovere di riunisci, discutere e programmare i lavori da qui alla fine della legislatura”. Stessa sollecitazione arriva da Articolo 1-Sdp con il capogruppo Daniele Cocco. “Domani si riunisce il Consiglio regionale e sarebbe il caso di vedersi per confrontarci anche su lavoro, politiche sociali – spiega all’ANSA – e problematiche legate al mondo agricolo”.

Il PdS, che riunisce l’esecutivo venerdì 9 marzo a Tramatza proprio per una discussione interna dopo la debacle del centrosinistra, ribadisce la richiesta di mettere al centro dell’agenda politica i temi della Sardegna.

“E indubbio che è stata una campagna elettorale molto poco appassionante, perché non ha trovato spazio tutta una serie di temi che volevano mettere al centro la Sardegna – osserva il capogruppo Gianfranco Congiu – Siamo di fronte ad un voto di protesta per l’insufficienza proposta. Noi lo abbiamo detto e ridetto: qualunque proposta deve avere testa e cuore in Sardegna”. Avanza un provocazione il capogruppo di Cps ed esponente Upc, Pierfranco Zanchetta: “azzeramento della Giunta e subito un governo politico per il rilancio della coalizione. Un esecutivo tecnico e poco politico, lontano dall’elettorato, spesso non ha il polso del sentire comune”.