Dolores Lai - Facebook

L’inutilità delle riunioni di corrente, il mancato rinnovamento, il silenzio delle classi dirigenti, l’incapacità di intercettare le richieste degli elettori: su questi punti si sono focalizzati gli interventi all’Assemblea regionale del Pd, alla quale erano presenti circa duecento persone (compresi 35 delegati, quasi tutti della corrente soriana).

“Io non ho firmato la convocazione ma ho ritenuto di dover partecipare all’assemblea”, ha esordito Dolores Lai, che subito dopo la sconfitta del 4 marzo si è candidata alla segreteria del Pd in Sardegna.

“Il mio è stato un gesto d’impeto e irrituale – ha spiegato oggi – ma perché penso che non sia più accettabile attendere la ritualità di decisioni prese da capi d’area. La mia candidatura serviva a dar voce ai dem che si vogliono mettere in gioco. Il Pd che voglio – ha continuato – è un Pd riformista e di sinistra, laico, coraggioso e antifascista, un partito che garantisca la partecipazione di donne e giovani. Purtroppo a livello regionale la classe politica non si è rinnovata e il nostro partito risulta essere balcanizzato, ancor più di quello nazionale”. Sulla proposta lanciata dai popolari riformisti di un ricorso all’articolo 13 per fare un Pd sardo: “Esiste già, abbiamo organismi indipendenti, e prima di proporre referendum degli iscritti ai circoli, controlliamo se esistono questi iscritti, perché in alcuni circoli ce n’è solo uno”. E poi: “Sono disponibile a confrontarmi con chiunque, ma non farò alcun passo indietro di fronte alle maldicenze e alle minacce più o meno velate di chi mi invita a restare a casa, stavolta sono loro che devono rimanere a casa”. L’ex deputato Giulio Calvisi ha parlato dell’assenza di un progetto e di un gruppo dirigente, “ma continuiamo ad accumulare ritardo senza guardare alle esigenze di chi non ci ha votato”.

Sulla legge urbanistica ha avvertito: “Stiamo attenti a ciò che facciamo, se passa l’idea che si costruisce sulle coste, allora siamo spacciati”. Poi, “dobbiamo sposare la linea del congresso: il silenzio delle classi dirigenti non produce consenso elettorale”. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha sottolineato l’inutilità dei tatticismi: “Dobbiamo raccogliere le forze per essere uniti perché chi ci osserva da fuori pensa che siamo matti”. Quindi: “Finiamola con le riunioni d’area, riuniamoci secondo quanto previsto dallo statuto, proprio come stiamo facendo oggi”.