L’inno della rivoluzione sarda – “Procurade ‘e moderare” – ha introdotto le celebrazioni istituzionali di “Sa die De Sa Sardigna”, la Giornata del popolo sardo nella sala del Palazzo Regio a Cagliari. Un inno che diventerà quello ufficiale per l’Isola dopo che il Consiglio regionale, convocato per stasera, approverà la legge che formalizzerà il passaggio. Note di un canto che punta a far riscoprire la forte identità dei sardi e della Sardegna che vuole diventare terra aperta al mondo. Non è stato però il solo inno che è risuonato tra le mura del l’edificio che ospitò il viceré e i funzionari sabaudi, cacciati dal capoluogo sardo il 28 aprile 1794. La cerimonia è, infatti, stata aperta con la “Marsigliese” per ricordare il legame stretto tra le due rivoluzioni: quella francese del 1789 e i “vespri sardi” che inaugurano la stagione autonomistica per tutta la regione.

Alla cerimonia civile ha partecipato anche il sostituto alla segreteria di Stato vaticana monsignor Giovanni Angelo Becciu. “Per me è una gioia essere qui – ha detto – sono fiero della mia terra e di voi che mandate avanti il discorso sull’identità”. “Auspico – ha aggiunto – che questa riscoperta dei valori ci porti a non chiuderci e, anzi, ad essere aperti verso gli altri”. Lo stesso concetto ha espresso il presidente della Regione, Francesco Pigliaru: “Abbiamo bisogno di azione per portare avanti la frontiera del nostro sentirci sardi, la nostra tradizione culturale e storica – ha esordito – una tradizione identitaria che mai deve trasformarsi in rabbia e poi frustrazione e separazione”. Quindi, sì a “una società sarda aperta che stia nel mondo chiedendo però pari opportunità. Ed è giusto rivendicare più autonomia, ma dobbiamo dimostrare di saperla utilizzare bene”.

Un cenno ai limiti che derivano dalla condizione di insularità: “La mobilità è un grande problema, dal Governo sono arrivati 120 milioni per la continuità territoriale, purtroppo alcune norme europee sono concentrate su astratte, per non dire schizofreniche, regole che disciplinano la concorrenza e che mettono i bastoni tra le ruote a una buona continuità aerea”. “La data del 28 aprile 1794 – ha ricordato il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau – è il simbolo dell’orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e nel suo ampliamento verso il pieno riconoscimento della sovranità e della piena autodeterminazione dei sardi”. “Abbiamo ancora tanto da fare – ha aggiunto – abbiamo necessità di battaglie identitarie da condurre insieme, che diano forza e contenuto al nostro agire”. Per il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, “è fondamentale ricordare un momento di unità dei sardi e, nello stesso tempo, il momento di divisione: l’idea di uguaglianza e fraternità si sciolse come neve al sole per colpa di alcuni che tradirono”.

Chi sono i nemici della Sardegna oggi? “Tutti coloro che inquinano, si appropriano delle risorse di tutti, danno fuoco ai nostri boschi, coloro che hanno ottenuto risorse per aprire le nostre fabbriche e poi non hanno dato un posto di lavoro”. Dall’altra, “lavoro e continuità territoriale sono elementi sui quali bisogna trovare sintesi e condivisione per il bene dei cittadini di oggi”.