“Non solo Tirrenia-Moby guadagna a piene mani con biglietti alle stelle sulle rotte da e per la Sardegna, non solo incassa 73 milioni di euro all’anno, ma a tutto questo si aggiunge che il gruppo Onorato non sta pagando nemmeno allo Stato le rate d’acquisto di Tirrenia”. Lo ha denunciato il leader di Unidos Mauro Pili che ha divulgato la relazione riservata di Moody’s che delinea il disastro finanziario sulle rotte da e per la Sardegna.

“Uno scandalo senza precedenti – secondo Pili – che emerge in modo chiaro dalla relazione di Moody’s appena divulgata. Una situazione al limite del paradosso se non stessimo parlando di soggetti privati che operano nell’ambito di un servizio pubblico pagato con fior di milioni dallo Stato. E che la Moby, proprietaria di Tirrenia, non stesse pagando nemmeno le rate dell’acquisto della compagnia statale di navigazione emerge dalla relazione appena divulgata dalla più grande agenzia di rating Moody’s che ha declassato pesantemente Moby e le sue collegate. Moby secondo Moody’s passa da B2 a Caa1 a B2 e nel contempo declassa il rating assegnato ai 300 milioni di euro di titoli senior garantiti da B1 a B3. Un giudizio pesantissimo sulle capacità della società di pagare o meno i propri debiti. Ma quel che è ancor più grave che, nel silenzio assoluto, il governo appena uscito ha consentito a Onorato di non pagare le rate d’acquisto della Tirrenia. Basti pensare che ha differito il pagamento di 180 milioni di euro ancora in sospeso per l’acquisto di Tirrenia. Il pagamento è stato differito e suddiviso in tre rate: 55 milioni di euro nell’aprile 2016, 60 milioni di euro nell’aprile 2019 e 65 milioni di euro dovuto nell’aprile del 2021. Onorato non ha pagato nemmeno la prima rata di 55 milioni di euro prevista per aprile 2016. Non è stata pagata con la scusa dell’inchiesta europea in corso. Tutto questo è inaccettabile proprio perché nel frattempo Onorato continua a guadagnare a piene mani con le navi che gestisce praticamente gratis visto che non ha nemmeno pagato allo Stato quanto dovuto per l’acquisto di Tirrenia. Questo lascia comprendere che siamo dinanzi ad una copertura totale del governo passato su una vicenda gravissima per la quale invierò un nuovo esposto alla corte dei conti”.

Pili ha inviato un esposto anche al neo ministro dei Trasporti perché blocchi questo scandalo. “La decisione di ridurre Moby di due tacche riflette la continua erosione delle metriche di credito dell’azienda, le limitate prospettive di inversione di tendenza e preoccupazioni di liquidità in quanto la società deve affrontare flussi di cassa potenzialmente significativi nei prossimi 12-18 mesi sulla scia di una multa antitrust italiana e un’indagine in corso da parte della Commissione europea – è scritto nella relazione di Guillaume Leglise, vicepresidente vicario di Moody’s e analista principale di Moby”.

“Il tracollo del rating – scrive ancora Pili – riflette l’aumento del rischio di business di Moby derivante da un intenso contesto competitivo. L’opinione di Moody’s rileva che il profilo di liquidità di Moby è più teso di quanto non fosse in passato nonostante i saldi monetari significativi. Moby aveva una grande quantità di denaro in bilancio alla fine di dicembre 2017, 233 milioni di euro. Tuttavia, Moby deve far fronte a rimborsi obbligatori del debito materiale sotto il suo mutuo bancario ammortizzato, con un rimborso di 40 milioni di euro già effettuato nel febbraio 2018 e 50 milioni dovuti nel febbraio 2019. Oltre a ciò, vi sono incertezze legate alla multa anti-trust italiana e l’inchiesta della Commissione europea in corso, che potrebbe travolgere le sue risorse finanziarie con una tempistica indeterminata. Moody’s rileva inoltre che i revisori dei conti di Moby hanno emesso un parere in corso di revisione basato, tra l’altro, su queste significative incertezze. Il regolatore antitrust italiano ha stabilito a marzo che Moby aveva abusato della sua posizione dominante nel trasporto di merci su tre rotte tra l’Italia continentale e la Sardegna, e successivamente ha imposto una multa di 29 milioni di euro. Moby ha 90 giorni di tempo per pagare la multa, ma ha indicato che farà appello contro la decisione. Un ricorso al tribunale amministrativo può comportare la sospensione del pagamento. Se il pagamento dell’ammenda di 29 milioni di euro è confermato in appello, limiterà ulteriormente il profilo di liquidità della società. Inoltre, l’indagine CE in corso sulle sovvenzioni di Tirrenia-CIN ricevuta dal 2012 comporta notevoli incertezze”.

“I tempi e i risultati – conclude il leader di Unidos – dell’indagine CE rimangono incerti. Ma Moody’s avverte che se l’esito europeo prevederà una riduzione delle sovvenzioni, a Moby potrebbe essere chiesto di rimborsare le sovvenzioni in eccesso ricevute in passato. Moby ha un pagamento differito di 180 milioni di euro ancora in sospeso, in relazione all’acquisizione delle attività di Tirrenia da parte del governo nel luglio 2012. Il pagamento differito è suddiviso in tre rate: 55 milioni di euro nell’aprile 2016, 60 milioni di euro nell’aprile 2019 e 65 milioni di euro dovuto nell’aprile del 2021. Moby non ha pagato nemmeno la prima tranche di 55 milioni prevista per aprile 2016. In un possibile scenario di pagamento della sanzione antitrust congiuntamente a una conclusione dell’inchiesta europea che si potrebbero verificare entro i prossimi 12 mesi, Moody’s ritiene che la liquidità di Moby potrebbe indebolirsi significativamente. Non perda tempo il nuovo governo a disinnescare questa bomba ad orologeria. Revochi la convenzione in base all’art.15, dopo la condanna dell’antitrust è il minimo, e predisponga un vero bando sulle rotte da e per la Sardegna. Il rischio – ha concluso Pili – è che in questo tracollo si finisca per far pagare i danni alla Sardegna e ai Sardi. Fermate questo scandalo prima che sia troppo tardi”.