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Fin dal primo giorno in Consiglio regionale ho seguito con attenzione la situazione dell’Aias, degli stipendi arretrati ai lavoratori e del fatto che il servizio nei confronti dei pazienti è essenziale e deve essere svolto al meglio per la tutela della loro salute.

Nelle ultime settimane la vicenda, forse perché ci si trova in procinto delle scadenze delle convenzioni con il servizio pubblico, è all’attenzione dei dipendenti preoccupati, della politica e della società civile, che si pone delle domande.

Lo dico in premessa onde evitare dubbi: vengo da una scuola politica che mi ha insegnato a non nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e quindi sono un ragazzo, politico che parteggia.

Parteggio per i dipendenti e le loro famiglie che non ricevendo puntualmente gli stipendi si trovano in difficoltà finanziarie, non avendo le risorse per pagare le spese quotidiane.
Parteggio per i pazienti, la parte più debole della catena, che vivono con preoccupazione le prospettive future del servizio e del loro diritto sacrosanto alla cura.

Il Consiglio regionale non è rimasto indifferente al problema e attraverso un ordine del giorno, a cui è poi seguita una delibera di Giunta ha preso una posizione chiara e netta: nessun erogatore privato che abbia convenzioni con il pubblico può continuarle ad averle se non è in regola con il pagamento degli stipendi ai lavoratori; l’attivazione del tavolo politico con l’azienda e la richiesta alla stessa di certificazione dei bilanci da un soggetto terzo.

A questi atti politici è seguito l’iter amministrativo gestito dall’Ats che ha provveduto a chiedere delucidazioni in merito al mancato pagamento degli stipendi pena la revoca delle convenzioni.

Tornare indietro oggi sarebbe deleterio dal mio punto di vista. Un piano di rientro serio per una azienda non può che passare per la certificazione terza dei bilanci, per il pagamento immediato degli stipendi, avendo la garanzia del servizio migliore possibile per i pazienti.
Nessun tavolo politico può aprirsi senza queste garanzie, senza queste certezze.

Allora bene hanno fatto alcuni Consiglieri regionali, a cui mi aggiungo anche io, a sollecitare all’Assessore alla Sanità l’attuazione dell’altro punto approvato con l’ordine del giorno in Consiglio Regionale, che prevedeva l’avvio di una ricognizione degli operatori privati potenzialmente interessati a svolgere i servizi sanitari e socio sanitari.
Perché parteggiare significa essere coerenti, coraggiosi nella tutela dei più deboli e del diritto dei lavoratori a ricevere gli stipendi mensilmente e non con arretrati cronici.

Eugenio Lai – consigliere regionale e sindaco di Escolca