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Correggere il tiro sui porcetti. E aprire un tavolo di confronto culturale e politico sull’allevamento familiare.

Sono i due suggerimenti lanciati dall’associazione Sardos a proposito della nuova legge sul comparto suinicolo e sulle polemiche legate alle interpretazioni sui limiti dei quattro maialetti. Obiettivo: puntare a un nuovo modello di “produzioni familiari che preservino e valorizzino le tradizioni e le usanze dei territori, aiutando a combatterne lo spopolamento”. Consigli tecnici e dettagliati. “Suggeriamo – spiega il presidente Alberto Filippini – per quanto riguarda il fatto tecnico, la soluzione già adottata in passato, quando non essendo stata applicata la definizione esatta di ‘allevamento familiare’ riportata nel decreto legislativo 200/2010, si era creato un nuovo allevamento ‘ibrido’ ossia un allevamento con fino a 4 capi. Allevamento a cui era possibile iscriversi semplicemente, con il solo codice fiscale, presentando una domanda ai servizi veterinari delle Asl competenti”.

Quell’allevamento ‘ibrido’ – spiega Sardos – è quello che ancora oggi viene comunemente chiamato ‘familiare’ tra gli allevatori, al bar, in piazza, in paese. Se nelle norme attuative della legge 28 – continua Filippini – verrà consentito alle migliaia di allevamenti ‘ibridi’ di transitare tra gli attuali allevamenti ‘professionali’, sempre con il solo codice fiscale, allora non ci sarà nessuna ripercussione per chi ieri aveva un allevamento ‘ibrido’ con una scrofa e domani continuerà ad avere un allevamento ‘professionale’ con una scrofa”. E ancora. “Ritornando – continua la nota – poi alla nostra proposta di creazione di un modello sociale che favorisca il presidio attivo del territorio, mantenendo gli attuali insediamenti, o rivitalizzando quelli abbandonati (stazzi, stazioni, cantoniere, etc), facendoli divenire punti di vita per famiglie ma anche opportunità di offrire servizi turistici con ospitalità, ristorazione, accompagnamento, vendita di prodotti autoprodotti, ci rendiamo disponibili a un incontro con le Commissioni consiliari”.