Lo scrivo ora e qui, alla luce del sole, per scongiurare l’annosa piaga del “non sapevo” e del “nessuno me lo ha detto”.

Ho evitato sino ad oggi di ritornare sulla brutale sottrazione della piccola figlia alla mamma di Baressa sperando che il buon senso, dopo un meditato e doloroso silenzio, prevalesse. Speravo che le coscienze degli attori di quel malsano gesto avessero un sussulto. Così, sino ad oggi, non è stato.

Quella innocente creatura sottratta all’età di 3 anni alle cure della madre è dove un giudice le ha imposto di essere. Fuori dal contesto familiare, lontana dalla sua vita. Parlo su questa vicenda con cognizione di causa, non per tifo o simpatia. Non mi sono soffermato sui soli atti giudiziari, come me altri sanno che la vicenda è molto più grave di quanto possa immaginarsi. Ci sono fatti, circostanze, amicizie, simpatie, immagini agghiaccianti, racconti, testimonianze che dovrebbero aver già da tempo risolto la vicenda. Non posso e non voglio aggiungere altro. Voglio solo esortare a chi ne ha il dovere ad agire, senza perdere altro tempo.

Leggo in comportamenti reiterati e persistenti il tentativo di desertificare i pensieri di una bambina in tenera età, di sottrarla perennemente e senza ragione alcuna ai suoi affetti più intimi, da quelli materni a quelli ambientali.

Chi si sente in conflitto d’interesse, chi ha assunto decisioni senza averne la piena coscienza, chi ha agito forzando i fatti e i presupposti in virtù di eventuali frequentazioni o amicizie abbia il coraggio di interrompere senza ulteriore indugio questo calvario di una madre e di una bimba.

Se, invece, ritengono costoro di non essere in difetto vadano pure avanti, continuino in questa violenza inaudita, ma sappiano che presto o tardi la coscienza busserà alla loro porta. A chi ha titolo per agire vorrei semplicemente dire: agite, fate presto.

Non sono il solo a conoscere fatti ed episodi di questa vicenda, non sono il solo ad aver visto ciò che non avrei mai voluto vedere. Restituite la bambina alla sua mamma. Senza indugi. Non oso aggiungere altro: spero solo di non essere costretto a farlo. Chi può sani subito quel misfatto prima che altri organi dello Stato siano chiamati ad occuparsene.

Non voglio credere, non voglio pensare, che quelle voci, quelle immagini, restino inascoltate. Se la coscienza sussulta, fatela sussultare.

L’opinione di Mauro Pili – Unidos