Ha chiesto ai giudici del Tar Sardegna un risarcimento danni al ministero della Difesa perché, durante un servizio, ha subito lesioni che a suo avviso si sarebbe risparmiato se avesse avuto in dotazione il taser, la pistola elettrica destinata alle forze dell’ordine che da alcuni mesi è stata introdotta anche in Italia e viene ora sperimentata in 12 città.

Ma all’epoca dei fatti, il 2015, questo tipo di arma ad impulsi elettrici non era ancora prevista. A rivolgersi al Tar è un appuntato dei carabinieri di Cagliari. La notizia, anticipata dal portale specializzato GrNet.it, è stata confermata dall’avvocato Giorgio Carta, che con il collega Giuseppe Piscitelli, tutela il militare.

Il ricorso è stato depositato ieri ma per il verdetto definitivo ci vorrà molto tempo: “anche anni”, precisa l’avvocato Carta.

La vicenda che dovrà essere esaminata dal Tar Sardegna è legata agli obblighi contrattuali di sicurezza che il datore di lavoro, dunque il ministero della Difesa, deve garantire ai militari in servizio. L’appuntato era rimasto ferito nel 2015 a Cagliari nel corso del fermo di un uomo che, in piena notte, era andato in escandescenza: completamente nudo aveva messo a soqquadro i locali di un edificio pubblico. Per bloccarlo c’erano voluti sei militari, quattro dei quali riportarono lesioni guaribili tra i 3 e i 6 giorni. L’arrestato venne poi assolto perché incapace di intendere e di volere.

Il carabiniere che ha presentato ricorso ai giudici amministrativi è convinto che le lesioni “si sarebbero potute evitare, o comunque limitare, se gli operanti fossero stati dotati di una comune pistola elettrica taser, che avrebbe reso superfluo ogni contatto fisico con lo scalmanato”. L’avvocato Carta – specializzato in diritto militare e difensore in tutta Italia di molti uomini delle forze di polizia – ritiene che il taser potesse, e dovesse, essere adottato già da anni anche in Italia, come avviene in tanti Paesi. “Di recente l’ha adottata anche la Gendarmeria Vaticana – spiega – così come è ampiamente in uso in tutto il mondo. In Europa, solo per citarne alcune, lo hanno le forze di polizia in Spagna, Gran Bretagna, Francia, Austria, Germania, Finlandia, Portogallo, Olanda, Belgio, Repubblica Ceca e Turchia”.

La richiesta di risarcimento del militare non punta tanto ad ottenere del denaro (i 6 giorni di prognosi non possono portare ad un maxi compenso) quanto piuttosto a diventare uno stimolo “perchè il taser – spiega l’avvocato Carta – possa essere adottato stabilmente e al più presto in tutta Italia. E’ uno strumento di sicurezza indispensabile – ribadisce il legale – utile a preservare l’integrità fisica perfino dello stesso arrestato, visto che l’alternativa all’uso delle cosiddette armi non letali è una colluttazione fisica con gli operatori di polizia, spesso deleteria sia per gli operatori che per i fermati”.