“Al fronte ho sperato poche volte”. Sta quasi tutta nelle intercettazioni l’inchiesta sulla presunta partecipazione dell’indipendentista nuorese Pierluigi Caria, 33 anni, a quella che, per la comunità internazionale, è una organizzazione terroristica curda. Nelle carte delle indagini che arrivano da Nuoro ci sono le conversazioni del giovane che avrebbe combattuto contro le milizie jihadiste di Daesh, lo stato islamico dell’Isis, dopo essersi addestrato nell’accademia dell’Unità di Protezione del Popolo (Yekineyen Parastina Gel – YPG) a Serakaniye. Qui sarebbe rimasto ferito per l’esplosione accidentale di una bomba. “Quello è stato un incidente – si legge in una intercettazione – cioè, tipo che gli è esplosa una sua bomba a questo compagno. E praticamente mi sono arrivate roba di schegge qua, nelle gambe e nella pancia…”.

Nelle carte della Direzione distrettuale antiterrorismo, che ha sequestrato il passaporto di Caria convinto che stesse per ripartire per il frontone siriano, si citano anche i combattimenti con l’International Freedom Battalion (IFB), il battaglione internazionale schierato nella regione siriana del Rojawa.

“Ho sparato quando ero al fronte poche volte” si legge in una conversazione intercettata tra Caria e un amico, “mi è capitato una volta che questo compagno irlandese ha ucciso gente, nel Daesh, alla fine della via grande che c’è e allora mi ha detto il comandante di prendere la mitragliatrice e sparare”. E poi ancora: “Ho coperto questo compagno che doveva sparare con il lancia razzi”. Caria è indagato dal sostituto procuratore Danilo Tronci, della direzione distrettuale antiterrorismo di Cagliari, non per aver combattuto contro l’Isis ma per la sua presunta adesione alle milizie curde vicine al Pkk, inserito dal 2002 nelle liste delle organizzazioni terroristiche dall’Ue e riconfermato anche a marzo, seppure tra le polemiche di tanti che riconoscono al partito curdo il merito di combattere contro le milizie jihadiste tra la Siria e l’Iraq.