consiglio regionale

In questi giorni le cronache sulla stampa dal Consiglio Regionale preoccupano sempre più i nostri territori. Le richieste di censura, di condanne o assoluzioni sull’operato dell’assessore Arru, a fine legislatura, non sono la priorità delle emergenze. Il tema scottante sulla Sanità e sull’Urbanistica rischiano di essere pericolosamente offuscati dai giochi di potere, di schieramento politico e di riposizionamenti dell’ultimo minuto.

Ieri in Consiglio, l’operato di Arru e di Pigliaru è stato approvato dalla maggioranza di centro sinistra, nonché sostenuto con l’uscita strategica dall’Aula dal centro destra, un atto obbligato per evitare la caduta di questa maggioranza traballante.

Il Piano di riordino della rete ospedaliera sarda sarebbe al centro dello scompiglio delle forze di maggioranza e della richiesta di censura da parte del Pds in quanto il Piano dalla sua approvazione (25 ottobre del 2017), non sarebbe stato ancora applicato.

La Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica ritiene tutto ciò un equivoco voluto e orchestrato da tutte le forze di maggioranza e di opposizione presenti in Consiglio Regionale. I fatti di ieri ne sono una prova provata.

Ma a sbagliare bersaglio sul problema reale, alla vigilia delle elezioni regionali, è lo stesso governo M5S/Lega che attacca Pigliaru e Arru in quanto quella legge sarda non sarebbe conforme al DM70, il decreto “taglia sanità” del 2015 della precedente ministra Lorenzin.

La ministra della Sanità Grillo, bene avrebbe fatto a bocciare la pessima legge sarda perché condanna i territori disagiati a perdere i propri ospedali e non perché “non conforme” in alcune parti ad un DM70 che non tutela i diritti dei cittadini.

Se la Ministra M5S, avesse avuto davvero a cuore i diritti dei sardi alla Salute, avrebbe dovuto mettere in discussione la legge sarda alla pari del DM70 del 2015 e bocciarli entrambi. Questo sarebbe sì una nuova visione del governare.

L’opinione di Claudia Zuncheddu – portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica