Agli Stati generali dell’agricoltura va in scena la protesta delle campagne: assenti le associazioni agricole che, secondo il programma, avrebbero dovuto fornire il loro contribuito ai lavori iniziati questa mattina alla Fiera di Cagliari. Presente, invece, ma fuori dai cancelli, una delegazione di lavoratori dell’Aras, veterinari e tecnici che cercano dalla Regione stabilità per il loro futuro lavorativo. “Noi volevamo esserci per dire la nostra – spiegano all’ANSA i manifestanti – ma non ce l’hanno consentito”. Così all’ingresso hanno appeso un emblematico cartello: “noi fuori”. Clamorosa e inattesa, invece, la diserzione delle associazioni di categoria.

Nel mirino l’organizzazione dei lavori. “Di fatto, anche senza volerlo – spiega Agrinsieme in una lettera all’assessore dell’Agricoltura Pier Luigi Caria – si mortifica la presenza delle associazioni riducendo la partecipazione ad un solo rappresentante di Agrinsieme e uno di Coldiretti nelle previste sei tavole rotonde”. Secondo l’associazione, in questo modo “non si consente di ricevere il contributo di tutte le organizzazioni agricole. Si prevedono peraltro altre partecipazioni di cui si fa fatica a comprendere le ragioni della loro presenza e del contributo che possano dare. Ma ancora più grave – spiega Agrinsieme – appare la scelta sulle rappresentanze delle realtà produttive sarde, che oltre ad essere decisamente minoritarie rispetto alla platea, vede settori importanti emarginati o esclusi”. L’idea dell’organizzazione era quella di utilizzare gli Stati generali per “costruire un progetto di agricoltura che guardasse almeno ai prossimi 10-20 anni e fosse di riferimento per la programmazione delle prossime risorse comunitarie e regionali”. “Non crediamo – scrive Coldiretti a Caria – a questo metodo di lavoro che in tre giorni condensa troppi argomenti, senza tracciare, a nostro parere, una linea chiara su cui davvero riprogrammare il futuro agricolo della nostra Regione. Pur apprezzando l’approccio dal basso, riteniamo che tale strumento più volte utilizzato in tempi passati dalla Regione pecchi di un indirizzo politico di base”.