Primarie nazionali sarde a fine novembre “a cui può partecipare chiunque dica solo una cosa: la Sardegna è una nazione, una comunità di valori e di interessi nazionali che vuole i poteri necessari per difenderli e interpretarli”. E’ questa la proposta che è arrivata dall’assemblea dei sindaci ad Abbasanta riuniti dal Partito dei Sardi. Circa 200 persone che hanno partecipato alla riunione in vista delle elezioni regionali che si terranno probabilmente l’ultima domenica di febbraio, il 24.

Una proposta allargata a tutti gli amministratori e anche agli esponenti politici di tutti gli schieramenti per “una rivoluzione legale”, per “scegliere il candidato presidente – ha detto il segretario Paolo Maninchedda nel suo intervento – Non importa dove ognuno militi, dove militino i candidati; importa che ci si riconosca in uno schema di costituzione e difesa dei nostri interessi. Non primarie del centrosinistra, del centrodestra o autonomiste o indipendentiste. Poi vinca chi prende più voti”.

Secondo l’ex assessore dei Lavori Pubblici, “serve un evento storico inatteso, non servono i veti incrociati, le divisioni a priori”, osserva facendo un riferimento indiretto allo stop del centrodestra per un’alleanza con il PdS. Ma anche “nessun candidato alla presidenza imposto da nessuno – ha argomentato – Scegliamolo tutti insieme, ma dentro una cornice che ci unisca. Un candidato che si autocandidi, fa un esercizio di narcisismo. Un candidato che venga scelto dalle segreterie dei partiti, svela di essere subordinato alle oligarchie di partito. Un candidato scelto dal popolo, rappresenta il popolo”.

Infine l’appello agli amministratori locali: “candidatevi, per portare non i localismi nel Consiglio regionale, ma il senso dell’unità della nostra società. Non capisco perché si chieda loro di essere presìdi istituzionali per cinque anni e portatori d’acqua alle elezioni. Le avanguardie di partito – ha concluso – devono accettare sportivamente il confronto con le eccellenze istituzionali”.