Nessun nuovo caso di febbre del Nilo accertata nelle persone oltre ai tre casi riscontrati quest’estate nell’Oristanese e alla sacca di sangue trovata positiva alla West Nile il 3 settembre. Il fenomeno non deve essere sottovalutato ma “per la popolazione non esiste alcun rischio”. E’ il messaggio che l’assessorato regionale alla Sanità ha voluto veicolare illustrando i dati epidemiologici aggiornati sulla diffusione della Febbre del Nilo nell’Isola.

Come ha spiegato il titolare della Sanità, Luigi Arru, “abbiamo pensato di ricondurre a giusta dimensione e proporzione il problema: ci sono stati tre casi clinici, ma ricordo ai cittadini che la maggior parte delle volte l’infezione non determina la malattia”. Oggi, ha aggiunto, “vogliamo spiegare che il sistema sanitario regionale, con la collaborazione dei servizi veterinari, del dipartimento di prevenzione e dell’istituto zooprofilattico, ha sviluppato un monitoraggio con trappole per verificare il numero di zanzare positive al virus”.

Arru ha anche ricordato che quello in corso “è un periodo particolare per piovosità, temperature elevate e umidità”. L’unità di crisi ha comunque ribadito ancora una volta le indicazioni sulla prevenzione della West Nile, tutte elencate in un opuscolo dell’Ats. “Norme elementari”, le ha definite Arru. Tra queste: l’utilizzo di repellenti per zanzare all’aperto, schermare porte e finestre con zanzariere, svuotare di frequente i sottovasi per evitare che l’acqua ristagni, verificare la pulizia di grondaie. All’incontro dell’Unità di crisi con la stampa era presente anche Umberto Oppus. Il direttore dell’Anci ha spiegato che “pur in situazioni di difficoltà economiche, le province si occupano costantemente delle disinfestazioni nei territori comunali”.

In otto anni i casi umani di West Nile in Sardegna sono stati tredici. Nel 2018 il virus ha colpito tre anziani: un 72enne di Terralba e un 84enne di Tramatza, ancora ricoverati, e un 66enne di Arborea, già dimesso. Nel 2017 sono guarite le quattro donne che si sono ammalate a Zeddiani (51 anni), Marrubiu (81), Solarussa (90) e Oristano (85). Bisogna tornare indietro di cinque anni, al 2012, per trovare i casi di due 75enni di Nurachi e Narbolia, entrambi guariti. L”annus horribilis’ è stato, invece, il 2011, quando il virus si è presentato per la prima volta e fu letale per tre persone: un 34enne di San Vero Milis, un 75enne di Marrubiu e un 83enne di Oristano. Guarigione invece, sempre nello stesso anno, per un 73enne di Olbia. Il virus alberga prevalentemente negli uccelli selvatici mentre il vettore di trasmissione sono le zanzare. Ospiti accidentali possono essere solo cavalli e uomini.

In ogni caso il virus può essere trasmesso all’uomo solo attraverso punture di zanzara. La zona della Sardegna dove l’incidenza è maggiore è l’Oristanese, mentre i mesi in cui l’allerta deve essere tenuta più alta sono agosto, settembre e ottobre. Tuttavia, l’Unità di crisi della Regione Sardegna monitora costantemente la situazione con trappole, per verificare il numero delle zanzare positive al virus. Controlli periodici sono anche effettuate sulle sacche del sangue donato, cosa che ha consentito di individuarne una infetta lo scorso 3 settembre. “Ma se questo succede – ha precisato il responsabile della Banca del sangue cordonale, Federico Argiolas – è positivo, vuol dire che le operazioni di monitoraggio funzionano alla perfezione”.