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Raddoppiano gli alloggi pubblicizzati da Airbnb in Sardegna. Ad agosto 2018 risultavano disponibili sula piattaforma web 30.683 alloggi, in crescita del 96,04% rispetto al 2016, in cui erano pubblicizzati 15.651 alloggi. Boom di offerte nel nord Sardegna: +109,38% rispetto al 2016. Nel dettaglio l’84,08% degli annunci si riferisce ad interi appartamenti, il 64,82% è disponibile per più di sei mesi e il 62,40% è gestito da host che mettono in vendita più di un alloggio. E’ la fotografia che emerge dallo studio di Federalberghi – Incipit srl sui dati Inside Airbnb.

Un censimento degli alloggi disponibili sul portale Airbnb.it che ora l’organizzazione mette “a disposizione delle autorità, affinché svolgano gli opportuni controlli”. Federalberghi sollecita nuovamente l’istituzione di un registro nazionale degli alloggi turistici e l’adozione di misure che pongano un argine allo spopolamento dei centri storici. “In particolare, ci chiediamo cosa stiano facendo i sindaci per contrastare questo fenomeno soprattutto quelli che vanno a firmare i protocolli anti abusivismo in pompa magna nelle prefetture e poi siglano accordi con Airbnb per la riscossione della tassa di soggiorno.”, stigmatizza il presidente regionale Paolo Manca.

“Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno”, insiste Pino Porcedda presidente Federalberghi di Oristano. “Non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno”, dichiara Walter Mameli numero uno degli albergatori Nuoro – Ogliastra.

“E’ chiaro ancora una volta che la politica non ha nessuna capacità e intenzione di agire per incentivare e supportare lo sviluppo turistico della Sardegna”. Lo dice il presidente regionale di Federalberghi, Paolo Manca, in merito allo stop al ddl Governo del territorio, con la maggioranza spaccata in Consiglio regionale e il rinvio della legge in Commissione. “Per noi – aggiunge – era meglio una legge che nessuna legge, in quanto se pur in maniera lieve cadevano dei vincoli ideologici sulla riqualificazione delle strutture nei 300 metri e si potevano rafforzare gli hotel più piccoli”.