Nonostante un netto aumento di assunzioni rispetto allo scorso anno in Sardegna la ripresa prosegue a ritmi più lenti rispetto alla media nazionale e la fiducia delle imprese isolane è ancora molto blanda. E’ quanto si evince da uno studio della Cna Sardegna che analizza le rilevazioni mensili sulle aspettative di assunzione da parte delle aziende sarde effettuate dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere. Nell’ultimo trimestre le imprese sarde hanno indicato circa 30 mila unità lavorative in ingresso: un risultato positivo che supera abbondantemente le indicazioni fornite un anno fa (22.980 ingressi nello stesso periodo del 2017).

In pratica circa il 13,2% delle imprese sarde ha indicato movimenti in entrata di lavoratori, percentuale in crescita rispetto al 12,5% dell’anno passato, eppure il dato sardo è significativamente inferiore rispetto alla media italiana (+14,7%), a testimoniare una ripresa economica regionale meno robusta (un anno fa i due dati erano in perfetto accordo). A luglio sono stati registrati 4mila posti di lavoro più dell’anno scorso, ad agosto 1.400, a settembre 1.500. Secondo Cna, la differenza col dato nazionale va ricercata per lo più nella scarsa fiducia delle imprese di costruzioni e di quelle manifatturiere.

Solo il 9,1% delle imprese di costruzioni ha infatti indicato aspettative positive di assunzione contro il 12% registrato al livello nazionale. Inoltre il settore delle costruzioni regionale fatica ancora ad avviare un nuovo ciclo espansivo in grado di ripristinare parte dell’occupazione persa durante la dura fase di crisi: 20 mila occupati in meno tra 2009 e 2017, un calo del -34%, da confrontare con il -3,8% del totale dell’economia. Secondo Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario nazionale della Cna Sardegna, “occorre rilanciare i settori dell’edilizia e del manufatturiero intervenendo immediatamente con politiche in grado di sostenere il mercato interno e dare respiro alle imprese più piccole. Bisogna inoltre puntare sul turismo diversificando gli arrivi e creando un sistema di accoglienza sostenibile, continuativo e territorialmente omogeneo”.