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Aziende sempre più in rete. Ma il web si può sfruttare ancora meglio. Circa il 63% di un campione di 400 aziende sarde utilizza Facebook o altri social media come canali di vendita e promozione. Mentre quasi la metà, il 46%, usa il proprio sito internet come vetrina e punto di riferimento. L’84,5% delle 400 imprese intervistate reputa vantaggioso promuovere e vendere i prodotti on-line e il 79,8% concorda nel considerare utile la disponibilità di risorse umane e professionali competenti in questi ambiti di attività. Da questi presupposti nasce E-Sardinia, progetto lanciato da Confcommercio per la creazione di nuove imprese e supporto – soprattutto su internet e nuove tecnologie – del tradizionale canale del commercio.

“L’innovazione è sempre più importante nel terziario, per il commercio e per il turismo – spiega Andrea Babbi, direttore di Iscom Emilia Romagna, agenzia capofila – formeremo circa 80 esperti di e-commerce, un nuovo profilo professionale per dare un’immediata e concreta risposta alle imprese, ma il progetto si rivolge anche alla formazione per nuovi imprenditori, 18 nuove idee diventeranno impresa. Crediamo che il progetto possa avere un forte impatto dal punto di vista occupazionale”. Si tratta di formazione gratuita destinata a giovani diplomati sino a 35 anni, disoccupati, inoccupati, non iscritti a scuola, università né in altri percorsi di formazione. “Abbiamo compiuto un’analisi dei fabbisogni in generale delle imprese del mercato – sottolinea il presidente di Confcommercio Sardegna Alberto Bertolotti – per noi è molto importante la formazione di nuove figure professionali che occorrono alle nostre imprese per affrontare la fase della digitalizzazione nei propri processi e il tema del cambio generazionale”.

Tra le figure che usciranno dai corsi ci sarà anche quella del responsabile del marketing e delle strategie commerciali per la vendita online di prodotti e/o servizi. Fondamentale per il turismo. Secondo Paolo Manca, presidente di Federalberghi Sardegna, “non esistere commercialmente online, equivale a rinunciare alla buona parte del mercato che programma con questi strumenti i propri acquisti”.