Il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione per il cessato e il fuoco nello Yemen. La risoluzione ricalca in tutte le sue parti i motivi sostenuti anche in Sardegna dalle associazioni pacifiste e condanna la vendita di armi all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi.

Particolare riferimento, seppur non citato, coinvolge anche la Sardegna e la Rwm di Domusnovas. Al punto 20 della risoluzione si afferma testualmente: “Esorta, in tale contesto, tutti gli Stati membri dell’UE ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto”.

Ecco il testo integrale della risoluzione: 

Risoluzione del Parlamento europeo del 4 ottobre 2018 sulla situazione nello Yemen (2018/2853(RSP))

Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sullo Yemen, in particolare quelle del 25 febbraio 20161 e del 15 giugno 20172 sulla situazione umanitaria nello Yemen, nonché quelle del 9 luglio 20153 e del 30 novembre 20174 sulla situazione nello Yemen,
– vista la relazione pubblicata il 28 agosto 2018 dal gruppo di eminenti esperti internazionali e regionali sullo Yemen, istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, in merito alla situazione dei diritti umani nello Yemen, inclusi le violazioni e gli abusi verificatisi dal settembre 2014,
– viste le dichiarazioni comuni del vicepresidente della Commissione / alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), Federica Mogherini, e del commissario Christos Stylianides del 13 giugno 2018, sugli ultimi sviluppi nella regione di Hodeida, nello Yemen, e del 4 agosto 2018, sulle incursioni aeree su Hodeida,
– vista la relazione annuale dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, del 24 settembre 2018, sulla situazione nello Yemen,
– viste le conclusioni del Consiglio del 25 giugno 2018 sullo Yemen,
– vista la dichiarazione del presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 15 marzo 2018,
– vista la dichiarazione dell’inviato speciale per lo Yemen del Segretario generale delle Nazioni Unite, del 6 settembre 2018,
– vista la dichiarazione del direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale, del:
1 – 1 GU C 35 del 31.1.2018, pag. 142. 2
2 – GU C 331 del 18.9.2018, pag. 146.
3 – 3 GU C 265 dell’11.8.2017, pag. 93.
4 – 4 Testi approvati, P8_TA(2017)0473.

19 settembre 2018,
– visto lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale,
– viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sullo Yemen, in particolare le risoluzioni 2216 (2015), 2201 (2015) e 2140 (2014),
– visto l’articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che il conflitto in atto nello Yemen è giunto al quarto anno e che più di 22 milioni di persone necessitano di sostegno umanitario; che le persone in condizioni di insicurezza alimentare sono più di 17 milioni e che, di queste, oltre otto milioni versano in uno stato di grave insicurezza alimentare e rischiano di morire di fame; che l’attuale frammentazione del conflitto è un chiaro segno dell’erosione dell’unità di Stato; che la situazione nello Yemen comporta anche gravi rischi per la stabilità della regione;
B. considerando che il conflitto ha avuto inizio nel 2015, quando i ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno deposto il presidente del paese riconosciuto a livello internazionale, il quale ha successivamente fatto intervenire una coalizione multinazionale, guidata dall’Arabia Saudita, per combattere i ribelli e le truppe ad essi alleate;
C. considerando che dal novembre 2017 la coalizione a guida saudita ha imposto un blocco su tutte le importazioni verso il territorio sotto il controllo degli Houthi, salvo che per gli aiuti umanitari e i materiali di soccorso urgenti; che, secondo l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), da quando è iniziato il blocco lo Yemen ha potuto soddisfare solo il 21 % del suo fabbisogno di carburante e il 68 % della sua domanda di importazione di beni alimentari; che, in alcuni casi, i ribelli Houthi hanno bloccato la consegna di forniture mediche essenziali, cibo e aiuti umanitari nelle città controllate dal governo;
D. considerando che, nel giugno 2018, la coalizione guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati arabi uniti (EAU) ha avviato un’offensiva volta a conquistare la città di Hodeida; che secondo l’organizzazione Save the Children questa operazione ha causato centinaia di vittime tra i civili; che Hodeida è il porto più importante dello Yemen, da cui transita il 70 % degli aiuti alimentari e umanitari essenziali destinati al paese; che, secondo le Nazioni Unite, quasi 470 000 persone sono fuggite dal governatorato di Hodeida dall’inizio di giugno 2018; che un nuovo attacco a Hodeida avrebbe conseguenze devastanti per i civili; che le parti coinvolte nel conflitto sono obbligate a consentire e ad agevolare il passaggio rapido e senza ostacoli dei soccorsi umanitari, compresi medicinali, alimenti e altri beni necessari per la sopravvivenza;
E. considerando che i negoziati per il cessate il fuoco condotti dall’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Martin Griffiths, hanno determinato una cessazione temporanea dell’offensiva; che il fallimento dell’ultimo tentativo di tenere colloqui di pace a Ginevra ha portato alla ripresa delle ostilità il 7 settembre 2018; che, da quando è iniziata l’offensiva, le morti tra i civili sono aumentate del 164 %; che, nonostante le pressioni internazionali per conseguire una soluzione politica stabile e inclusiva della crisi, le parti in conflitto e i loro sostenitori regionali e internazionali, tra cui l’Arabia Saudita e l’Iran, non hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco né alcun tipo di soluzione, e che i combattimenti e i bombardamenti indiscriminati proseguono senza sosta;
F. considerando che il 9 agosto 2018 un attacco aereo sferrato dalla coalizione guidata dai sauditi ha colpito uno scuolabus in un mercato nella provincia settentrionale di Saada, uccidendo varie decine di persone tra cui almeno 40 bambini, la maggior parte dei quali di età inferiore ai 10 anni; che due settimane dopo, il 24 agosto, la coalizione guidata dai sauditi ha lanciato un nuovo attacco in cui hanno perso la vita 27 civili, per la maggior parte bambini, che stavano fuggendo dalle violenze nella città assediata di Hodeida, nel sud del paese;
G. considerando che la campagna guidata dai sauditi e gli intensi bombardamenti aerei, compresi gli attacchi indiscriminati in zone densamente popolate, aggravano l’impatto umanitario della guerra; che le leggi di guerra vietano attacchi deliberati e indiscriminati contro i civili e obiettivi civili quali scuole e ospedali; che, alla luce delle conclusioni del gruppo di eminenti esperti indipendenti internazionali e regionali, detti attacchi possono costituire crimini di guerra e che le persone che li commettono possono essere per tale motivo perseguite; che le indagini della coalizione guidata dai sauditi sui presunti crimini di guerra nello Yemen sono state poco credibili e non sono riuscite a far ottenere giustizia alle vittime civili; che dal marzo 2015 più di 2 500 bambini sono stati uccisi, oltre 3 500 sono stati mutilati o feriti e un numero crescente di minori è stato reclutato dalle forze armate sul campo; che le donne e i bambini risentono in modo particolare delle ostilità in corso; che, secondo l’UNICEF, quasi due milioni di bambini non sono scolarizzati, il che compromette il futuro di un’intera generazione di bambini yemeniti come conseguenza dell’accesso limitato o nullo all’istruzione, rendendo tali bambini vulnerabili al reclutamento militare e alla violenza sessuale e di genere;
I. considerando che nell’agosto 2018 una relazione dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha concluso che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra; che le forze di entrambe le parti del conflitto sono state accusate di aver utilizzato armi pesanti in zone edificate e densamente abitate, attaccando anche ospedali e altre strutture non militari;
J. considerando che la guerra ha causato la distruzione delle infrastrutture e il collasso dell’economia yemenita nonché perturbazioni generalizzate nell’accesso a prodotti di base e nella fornitura di servizi di utilità pubblica, servizi igienico-sanitari e acqua potabile pulita; che, di fatto, fino a 1,4 milioni di dipendenti pubblici yemeniti non appartenenti al settore militare non percepiscono più regolarmente lo stipendio dalla fine del 2016;
K. considerando che se si impedisce l’utilizzo dei voli delle Nazioni Unite da parte di mezzi d’informazione internazionali e organizzazioni per la difesa dei diritti umani si ostacola una copertura mediatica indipendente della situazione nello Yemen e si contribuisce alla noncuranza generale rispetto al conflitto;
L. considerando che la violenza sessuale di genere è aumentata esponenzialmente dall’inizio del conflitto; che il sistema di giustizia penale ha completamente perso la sua già limitata capacità di affrontare la violenza sessuale e di genere, e che non sono state condotte indagini in relazione a pratiche quali il sequestro e lo stupro di donne o la minaccia di compiere tali atti per estorcere denaro alle loro famiglie e comunità;
M. considerando che i difensori dei diritti umani subiscono continue vessazioni, minacce e campagne diffamatorie ad opera di tutte le parti in conflitto; che le donne impegnate nella difesa dei diritti umani, le giornaliste e le attiviste hanno subito una repressione specifica sulla base del loro genere;
N. considerando che le autorità de facto degli Houthi hanno condotto una sistematica campagna di vessazioni, detenzioni arbitrarie e abusive, sparizioni forzate e torture ai danni di difensori dei diritti umani, giornalisti e minoranze religiose; che 24 yemeniti appartenenti alla minoranza Baha’i, tra cui un bambino, sono oggetto di accuse che potrebbero portare alla pena di morte, semplicemente in ragione delle loro convinzioni e azioni pacifiche;
O. considerando che i ribelli Houthi sono stati accusati di aver causato un enorme numero di vittime civili durante l’assedio di Ta’izz, la terza città dello Yemen; che essi hanno condotto una guerra di logoramento nei confronti della popolazione civile nelle aree controllate dal governo; che tali forze hanno anche utilizzato mine terrestri antipersona vietate e hanno arruolato minori;
P. considerando che Kamel Jendoubi, presidente del gruppo di eminenti esperti che il 28 agosto 2018 ha presentato al Consiglio dei diritti umani una relazione sulla situazione dei diritti umani nello Yemen, è vittima di una campagna denigratoria volta a intimidire il gruppo di eminenti esperti e a sollevare dubbi sulle sue conclusioni;
Q. considerando che lo Yemen ha firmato ma deve ancora ratificare lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale; che varie disposizioni dello Statuto di Roma, comprese quelle relative ai crimini di guerra, riflettono il diritto internazionale consuetudinario;
R. considerando che nel febbraio 2018 la Russia ha posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che evidenziava la partecipazione dell’Iran al conflitto;
S. considerando che è in vigore un embargo internazionale sulle armi nei confronti dei ribelli Houthi sostenuti dall’Iran e che, secondo la 18a relazione annuale dell’UE sulle esportazioni di armi, gli Stati membri dell’Unione hanno continuato ad autorizzare il trasferimento di armi verso l’Arabia Saudita a seguito dell’inasprimento del conflitto, in violazione della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio, dell’8 dicembre 2008, che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari; che nell’ultimo anno alcuni Stati membri dell’UE hanno sospeso, in tutto o in parte, i trasferimenti di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi uniti; che il Parlamento ha ripetutamente chiesto al VP/AR di avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione di un embargo dell’UE sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita, in linea con la posizione comune 2008/944/PESC;
T. considerando che la maggioranza degli attacchi condotti dalle forze statunitensi nello Yemen sono attacchi letali eseguiti con droni; che la decisione di aggiungere talune persone alle liste di obiettivi delle operazioni con droni è spesso adottata senza alcun mandato od ordinanza di un tribunale; che la definizione di taluni individui come obiettivi e la loro successiva uccisione possono, in alcune circostanze, essere considerate come esecuzioni extragiudiziali;
U. considerando che la guerra nello Yemen ha offerto ai gruppi estremisti, tra cui AlQaeda nella Penisola arabica (AQAP), l’opportunità di estendere la portata delle loro attività e di minacciare così l’intera regione; che uno Yemen stabile, sicuro e dotato di un governo che funziona correttamente è essenziale ai fini degli sforzi internazionali volti a combattere l’estremismo e la violenza nell’intera regione e al di là di essa, nonché ai fini della pace e della stabilità all’interno del paese stesso;
V. considerando che la stabilità nell’intera regione è di fondamentale importanza per l’Unione europea; che l’UE è impegnata a favore di un approccio globale strategico che coinvolga tutti i pertinenti attori regionali; che la ricerca di una soluzione politica al conflitto, sotto l’egida dell’iniziativa di pace delle Nazioni Unite nello Yemen, dovrebbe essere prioritaria per l’Unione europea e per la comunità internazionale nel suo insieme;
W. considerando che l’Unione rimane impegnata a fornire aiuti salvavita a tutte le persone in stato di bisogno nello Yemen; che, allo stesso tempo, l’Unione condivide le preoccupazioni delle Nazioni Unite e degli altri donatori per il continuo assottigliarsi dello spazio umanitario; che, dal 2015 a oggi, l’Unione europea ha contribuito con più di 233 milioni di EUR ai finanziamenti umanitari a favore dello Yemen;

1. condanna con la massima fermezza le continue violenze perpetrate nello Yemen e tutti gli attacchi nei confronti dei civili e delle infrastrutture civili; sottolinea la propria preoccupazione per il conflitto, che continua a degenerare e sta diventando una delle più gravi crisi umanitarie, politiche ed economiche dei nostri tempi; ricorda a tutte le parti coinvolte, compresi i rispettivi sostenitori regionali e internazionali, che gli attacchi deliberati contro i civili e le infrastrutture civili, tra cui gli ospedali e il personale medico, gli impianti idrici, i porti, gli aeroporti e i mercati, costituiscono una grave violazione del diritto internazionale;
2. deplora profondamente la perdita di vite umane causata dal conflitto e le sofferenze patite da quanti sono rimasti coinvolti nei combattimenti ed esprime il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime; ribadisce il suo impegno a continuare a sostenere lo Yemen e il popolo yemenita;
3. invita tutte le parti del conflitto a cessare immediatamente ogni ostilità; esorta l’Arabia Saudita e altri attori coinvolti ad allentare ulteriormente il blocco in atto nei confronti dello Yemen; invita tutti gli Stati direttamente o indirettamente coinvolti e gli attori interessati, incluso l’Iran, ad esercitare la massima pressione su tutte le parti affinché si adoperino per ridurre la tensione e cessino immediatamente di fornire sostegno politico, militare e finanziario agli attori militari sul terreno, direttamente o per delega;
4. sottolinea che soltanto una soluzione politica al conflitto, inclusiva e negoziata, può ripristinare la pace e preservare l’unità, la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dello Yemen; invita tutti gli attori a livello internazionale e regionale a impegnarsi in modo costruttivo con le parti nello Yemen per consentire un allentamento del conflitto e una soluzione negoziata;
5. sostiene gli sforzi profusi dall’inviato speciale per lo Yemen del Segretario generale delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, volti a rilanciare il processo politico; prende atto della dichiarazione da questi rilasciata l’11 settembre 2018 dinanzi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, secondo cui, nonostante l’assenza di una delle parti alle consultazioni svoltesi a Ginevra la settimana prima, e sebbene le cose non siano andate come previsto, si è comunque riusciti a rilanciare il processo politico con il chiaro e solido sostegno del popolo yemenita e della comunità internazionale; valuta positivamente la visita di Martin Griffiths a Sana’a il 16 settembre 2018; chiede che l’inviato speciale possa pienamente e liberamente accedere a tutte le parti del territorio dello Yemen; invita il VP/AR e tutti gli Stati membri dell’UE a fornire sostegno politico all’inviato speciale Griffiths, al fine di raggiungere una soluzione negoziata e inclusiva;
6. condanna con la massima fermezza tutti gli attentati terroristici; esprime profonda preoccupazione per la crescente presenza nello Yemen di gruppi criminali e terroristici, tra cui Al Qaeda nella Penisola arabica (AQAP) e ISIS/Daesh; esorta tutte le parti del conflitto ad agire con decisione contro tali gruppi; condanna la presenza di combattenti stranieri e chiede l’allontanamento di tutti questi combattenti dallo Yemen;
7. invita tutte le parti del conflitto a consentire un immediato e completo accesso umanitario alle zone colpite dalle ostilità al fine di assistere la popolazione in stato di bisogno; invita il Consiglio e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in sede di attuazione della risoluzione 2216 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a individuare coloro i quali ostacolano la fornitura di assistenza umanitaria nello Yemen e a imporre sanzioni mirate nei loro confronti;
8. pone l’accento sul fatto che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha sottolineato il proprio sostegno al meccanismo di verifica e ispezione delle Nazioni Unite (UNVIM) e che l’Unione europea appoggia pienamente la prosecuzione dell’UNVIM e l’attuazione piena e incondizionata del suo mandato;
9. invita tutte le parti a cessare immediatamente ogni attacco contro la libertà di espressione e a rilasciare tutti i giornalisti e i difensori dei diritti umani detenuti per il solo esercizio dei loro diritti umani; invita tutte le parti a smettere di ostacolare il lavoro dei media internazionali e del personale umanitario in relazione al conflitto;
10. invita tutte le parti del conflitto a prendere le misure necessarie per garantire indagini efficaci, imparziali e indipendenti su tutti i presunti casi di violazioni e abusi dei diritti umani e di presunte violazioni del diritto internazionale umanitario, conformemente alle norme internazionali; è profondamente preoccupato per le segnalazioni di negazione della libertà di religione o di credo, compresi casi di discriminazione, detenzione illegale e uso della violenza, come pure per gli abusi dei diritti umani, tra cui violenze sessuali e di altro tipo contro donne, uomini, ragazze e ragazzi, in violazione delle norme internazionali;
11. invita tutte le parti del conflitto a porre fine al reclutamento o all’impiego di bambini come soldati e alle altre gravi violazioni commesse nei confronti dei minori in spregio al diritto e alle norme internazionali applicabili; invita tutte le parti a rilasciare i bambini che sono stati già reclutati e a cooperare con le Nazioni Unite in vista della loro riabilitazione e del loro reinserimento nelle rispettive comunità; sostiene il lavoro fondamentale svolto dall’UNICEF nello Yemen;
12. invita il tribunale penale specializzato nel territorio controllato dagli Houthi a Sana’a ad assolvere e rilasciare Asmaa al-Omeissy, Saeed al-Ruwaished e Ahmed Bawazeer, che, per aver apparentemente aiutato un paese nemico, sono stati vittime di sparizione forzata, torture e condanna a morte dopo un processo oltremodo iniquo;
13. invita il tribunale penale specializzato di Sana’a a rilasciare immediatamente i 25 seguaci della fede Baha-i che sono attualmente detenuti per aver praticato pacificamente la loro religione e sono oggetto di accuse punibili con la pena capitale;
14. ricorda a tutte le parti del conflitto che, in base al diritto internazionale, sono responsabili degli eventuali crimini commessi; esorta gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per assicurare i presunti responsabili alla giustizia, in particolare attraverso azioni penali nazionali o internazionali nei confronti di individui, gruppi e organizzazioni sospettati di tali violazioni o mediante l’applicazione del principio della giurisdizione universale, e indagando e perseguendo i presunti responsabili di atrocità nello Yemen;
15. elogia il lavoro svolto dal gruppo di eminenti esperti delle Nazioni Unite sullo Yemen ed esprime piena solidarietà al suo presidente Kamel Jendoubi; valuta positivamente la relazione annuale dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani sulla situazione nello Yemen, del 24 settembre 2018, in cui il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha deciso di prorogare il mandato del gruppo di eminenti esperti per un ulteriore periodo di un anno, rinnovabile con autorizzazione del Consiglio dei diritti umani, affinché includa la raccolta di prove dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità commessi nello Yemen, al fine di perseguire e punire i responsabili di tali violazioni; chiede che la situazione nello Yemen sia deferita alla Corte penale internazionale (CPI); esorta lo Yemen ad aderire alla CPI, il che consentirebbe di perseguire tutti i responsabili dei crimini commessi durante il conflitto, in assenza di un deferimento al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
16. chiede che l’Unione europea e tutti gli Stati membri forniscano un sostegno coerente, rapido ed efficace al gruppo di eminenti esperti in tutti gli organi competenti delle Nazioni Unite, non da ultimo in seno al Consiglio dei diritti umani;
17. esorta il Consiglio, il VP/AR e gli Stati membri a opporsi alle esecuzioni extragiudiziali, compreso l’uso di droni, a riaffermare la posizione dell’UE in virtù del diritto internazionale e a garantire che gli Stati membri non commettano o agevolino operazioni letali illecite o non vi prendano parte in altro modo; sollecita il Consiglio ad adottare una posizione comune sull’utilizzo dei droni armati;
18. invita l’UE a prendere l’iniziativa in occasione della prossima riunione del Consiglio dei diritti umani, sollevando la questione dell’appartenenza allo stesso Consiglio di Stati che presentano una situazione molto discutibile in materia di diritti umani;
19. esorta il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a continuare a condurre un dialogo sui diritti umani e le libertà fondamentali con i paesi della regione; esprime la propria disponibilità a tenere un dialogo costruttivo e aperto con le autorità dei paesi della regione sull’adempimento dei loro impegni internazionali relativi ai diritti umani; chiede uno scambio di competenze su questioni giudiziarie e giuridiche al fine di rafforzare la protezione dei diritti individuali nei paesi della regione;
20. invita il Consiglio a promuovere con efficacia il rispetto del diritto internazionale umanitario, come previsto nei pertinenti orientamenti dell’Unione; ribadisce, in particolare, la necessità che tutti gli Stati membri dell’UE applichino rigorosamente le disposizioni sancite nella posizione comune 2008/944/PESC; ricorda, a tale riguardo, le risoluzioni del Parlamento del 25 febbraio 2016 e del 30 novembre 2017 sulla situazione nello Yemen; esorta, in tale contesto, tutti gli Stati membri dell’UE ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari all’Arabia Saudita, agli Emirati arabi uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto;
21. denuncia la distruzione del patrimonio culturale yemenita causata dagli attacchi aerei sferrati dalla coalizione a guida saudita, compresa la città vecchia di Sana’a e la città storica di Zabid; si rammarica per questa distruzione e ricorda la responsabilità della coalizione a tale riguardo, sottolineando che sarà chiamata a rispondere anche di tali atti; invita il Segretario generale delle Nazioni Unite a deferire la questione della protezione di tutti i siti culturali minacciati dal conflitto nello Yemen al Consiglio di sicurezza, in vista dell’adozione di una risoluzione in materia;
22. accoglie con favore il piano delle Nazioni Unite di risposta umanitaria a favore dello Yemen per il 2018 e la conferenza ad alto livello dei donatori per la crisi umanitaria nello Yemen, durante la quale i donatori internazionali si sono impegnati a stanziare oltre 2 miliardi di dollari USA; deplora, tuttavia, che esista ancora una carenza di finanziamenti per lo Yemen; valuta positivamente il fatto che l’Unione europea si sia impegnata ad assistere le persone colpite dal conflitto nello Yemen e a stanziare 107,5 milioni di EUR; invita tutti i donatori a erogare rapidamente quanto promesso; si compiace del fatto che l’UE continuerà a fornire assistenza allo sviluppo allo Yemen, dando la priorità agli interventi volti a stabilizzare il paese, e collaborerà nelle zone stabili con le autorità locali per promuovere la resilienza, contribuire a mantenere l’erogazione dei servizi di base e promuovere mezzi di sussistenza sostenibili per le comunità;
23. si riserva il diritto di continuare ad occuparsi della questione fino a quando non sarà raggiunta una soluzione negoziata; raccomanda alla sua sottocommissione per i diritti dell’uomo di monitorare gli sviluppi della situazione dei diritti umani nello Yemen e di elaborare una relazione sulle violazioni dei diritti umani e civili perpetrate nel paese;
24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo, al Segretario generale della Lega degli Stati arabi e al governo dello Yemen.

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