I gol mancavano dalla partita in casa con il Milan, il 16 settembre. L’ultima vittoria, a Bergamo, era addirittura di oltre un mese fa, 2 settembre. Mentre per il successo alla Sardegna Arena bisogna tornare indietro addirittura allo scorso campionato, sempre con l’Atalanta. Ieri il Cagliari ha ritrovato tutto in una volta.

E il presidente Tommaso Giulini, che l’anno scorso di questi tempi stava maturando la decisione di esonerare Rastelli, ha tirato il più classico dei sospiri di sollievo. Indicando con precisione dimensione, direzione e destinazione del Cagliari: centro classifica. Secondo il numero uno rossoblù questa è una squadra che deve e può stare tutto il campionato a distanza di sicurezza dal terzultimo posto. E la vittoria con il Bologna lo ha accontentato: più quattro dall’Empoli. Ma è stata una partita che ha comportato scelte in qualche modo drastiche e coraggiose. Ad esempio in attacco la decisione è stata più o meno questa: in campo chi segna. Finora avevano infilato la porta solo Pavoletti e Joao Pedro. E la prima volta dell’inedito (con Maran) tandem è stata premiata con una rete a testa. Il ballottaggio tra Sau e Farias, quasi un tormentone dall’inizio dell’anno, è stato spazzato via dai gol: entrambi questa volta sono partiti dalla panchina.

L’altro azzardo (calcolato per il mister che conosce bene il giocatore) è stato quello di Castro sulla tre quarti. Con più spazio a disposizione – questo ha detto la gara con il Bologna – l’argentino rende di più. E da lui sono arrivate le due cose che al Cagliari mancavano per segnare: il dribbling che crea l’uomo in più e l’assist preciso sulla testa dei compagni. Praticamente il Cagliari ha scoperto in casa di possedere quello che temeva di non avere. Ora la sosta. Servirà per recuperare gli infortunati (Klavan) e chi si sta riprendendo (Ceppitelli). Ma anche per far crescere chi può dare di più.