“Ho appiccato quegli incendi perché mi piace lavorare con voi, mi piace intervenire quando c’è da spegnere il fuoco”.

È la confessione resa dal piromane di Santa Teresa di Gallura agli agenti del corpo forestale di Tempio. Quando ieri si sono presentati nel negozio in cui lavora, ha capito subito. Francesco Occhioni, 36 anni, l’uomo che per tutta l’estate ha tenuto in scacco le forze dell’ordine e ha messo a repentaglio l’incolumità di residenti e turisti, ha ammesso le sue colpe. Le prove a suo carico da agosto in poi portano la Procura di Tempio ad attribuirgli con certezza almeno otto episodi. Ma a giudicare dalla compatibilità dei metodi utilizzati e da altri elementi raccolti dagli investigatori, tra il 2017 e il 2018 sarebbero almeno venti gli incendi appiccati dall’uomo. “È un piromane, non un incendiario”, spiega Giancarlo Muntoni, dirigente dell’ispettorato del corpo forestale di Tempio, che oggi ha raccontato i dettagli delle indagini nel corso di una conferenza stampa col procuratore di Tempio, Gregorio Capasso.

“Un incendiario non utilizza quasi mai tecniche di appiccamento diretto, ma ordigni che gli danno il tempo di allontanarsi. Mentre in questi casi – chiarisce Muntoni – veniva usata la diavolina”. “Da piccolo volevo fare il pompiere, ma non mi hanno preso”, ha detto ancora Occhioni al momento dell’arresto. E a chi gli hanno chiesto perché non si fosse iscritto in una delle tante associazioni di pronto intervento contro gli incendi, ha risposto: “a me piace lavorare con voi”.

Le immagini registrate in occasione di diversi interventi lo ritraggono mentre collabora con agenti della forestale e vigili del fuoco. E la sua auto compare sempre. È stata proprio la targa della vettura, sospettosamente presente in ogni circostanza, a portare a lui. Già oggi l’uomo potrebbe essere interrogato nel carcere di Nuchis dal gip di Tempio, Andrea Pastori.