La parte inferiore di una delle tavole del retablo recuperato nella chiesa campestre di Santa Vittoria di Su Sassu, ultimamente restaurato dal team con a capo Elena Costin nel Centro di restauro della Soprintendenza di Sassari e Nuoro, è perfettamente compatibile con un’opera d’arte raffigurante Santa Lucia, appartenente alla collezione privata di una famiglia di Castelsardo, frutto di un ritrovamento avvenuto di recente.

Gli studi effettuati su alcuni elementi tecnici attraverso l’uso di sistemi di indagine estremamente sofisticati e innovativi hanno consentito di confermare i sospetti coltivati dagli esperti dell’ufficio Beni culturali della Diocesi di Tempio-Ampurias – proprietaria dell’opera ritrovata in pessimo stato nella chiesa che si trova nelle campagne di Perfugas – a iniziare dal suo responsabile, don Francesco Tamponi.

Il segreto è stato svelato nel corso di una conferenza nella Biblioteca dell’Università di Sassari, cui hanno preso parte insieme a don Tamponi i responsabili del Centro di restauro, gli autori del ritrovamento e del risanamento e gli studiosi che hanno condotto le indagini sulle parti recuperate e riportare alla luce. La scoperta porterebbe a supportare l’ipotesi che l’opera sia frutto dell’ingegno del Maestro di Castelsardo, artista attivo tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI. L’ulteriore conferma è attesa dalle indagini che sta eseguendo il pool di esperti coordinato da Francesco Delogu nel Dipartimento di Analisi dei materiali dell’Università di Cagliari.

Nell’agosto del 2011 Salvatore Denau, dell’ufficio Beni culturali diocesano, andato nella chiesa di Santa Vittoria per fotografare la statuetta posta sull’altare nell’ambito di un censimento disposto dai vertici della curia, si rese conto che il panchetto sui cui poggiava Santa Vittoria aveva qualcosa di strano. A sette anni e dopo un restauro con metodi all’avanguardia, strumenti sofisticatissimi e abbondante ricorso alla tecnologia, senza prelievo di campioni, quei legni assemblati con abbondante uso di chiodi sono tornati a essere i preziosi frammenti di un retablo del 1400.

Oggi don Francesco Tamponi ha rivolto un appello alla famiglia affinché “consenta la congiunzione dei due frammenti e la ricostruzione dell’opera, per poterla poi rendere fruibile nel museo diocesano di Castelsardo”.