In Sardegna da alcuni anni si assiste, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, ad importanti operazioni dei Carabinieri e della Polizia di Stato nell’ambito dei sequestri di grandi coltivazioni di marijuana. Sono numeri importanti e preoccupanti, per le forze dell’ordine, per la magistratura e per le famiglie, quelli che emergono dai sequestri effettuati negli ultimi mesi di Agosto e Settembre, che seguono ed aumentano, il trend degli ultimi dieci anni. Solo in provincia di Nuoro nelle ultime tre maxi operazioni dei Carabinieri del Comando Provinciale sono state sequestrate 1o tonnellate di cannabis indica nei comuni di Bitti, Ortueri e Ollolai. Complessivamente dall’inizio del 2018 i Carabinieri del Comando Provinciale di Nuoro hanno effettuato 15 sequestri, per 15mila piante per un totale di 11 tonnellate, confermando l’andamento degli ultimi anni che vedono la Barbagia e l’Ogliastra come zone della Provincia maggiormente interessate al fenomeno, tanto da rendere necessario l’utilizzo di ruspe e camion per trasportare le piante sequestrate all’inceneritore per la loro distruzione.

Segue Oristano, con dati altrettanto importanti: dal mese di Giugno ad oggi i carabinieri della provincia di Oristano hanno sequestrato 1938 piante di cannabis (più 381 a Sanluri (SU) dai militari di quella Compagnia su delega del Nucleo Investigativo di Oristano, titolare dell’indagine), altre 1000 piante sono state coltivate nell’ultima piantagione di Santa Caterina di Pittinuri (Comune di Cuglieri) ma un altro migliaio erano state vendute prima che i militari individuassero la piantagione. Nello stesso periodo sono stati sequestrati 6 chili e 791 grammi di piante già essiccate e pronti per il commercio e sicuramente provenienti da piantagioni della provincia. Altri 26 kg coltivati in Provincia e pronti alla vendita sono stati sequestrati pochi giorni fa dai militari di Oristano a carico di un allevatore pregiudicato. Ma il dato è in costante aggiornamento perché la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno coincide con la stagione dei raccolti e i sequestri sono quotidiani.

I poliziotti delle Squadre Mobili di Nuoro e Oristano, hanno individuato invece due piantagioni (entrambe in provincia di Nuoro a Teti e Oliena), composte da quasi 4mila piante. In quella di Sassari sono quattro le piantagioni sequestrate (Bottida, Illorai, Buddusò ed Esporlatu) con circa 600 piante per quasi una tonnellata di arbusti. Fenomeno che in Provincia di Sassari vede un’inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, quando furono sequestrate due piantagioni di oltre 6mila piante. Poi, in tutte le province, ci sono le piantagioni andate a male, marcite per eventi climatici (piogge improvvise come quest’anno) o perchè i malviventi si sono accorti della presenza delle forze dell’ordine.

Ancor più particolare la situazione a Cagliari, dove, oltre ai sequestri di numerose micro piantagioni, si assiste al fenomeno della coltivazione indoor, ovvero a coltivazioni “serricole” in stanze di appartamenti in città e nell’hinterland, che variano dalle 50 alle 100 piante. E si sospetta che nell’Iglesiente si stia coltivando la cannabis in vecchie gallerie minerarie abbandonate. Ma è solo un’ipotesi. Su Cagliari città emerge anche il dato del maggior consumo di hashish (secondo i sequestri effettuati da Polizia e Carabinieri sia per quanto riguarda grosse quantità che quelli ai piccoli spacciatori) rispetto alla marijuana. I sequestri ammontano a circa 1400 piante per un totale di circa 1700 kg lordi di marijuana.

Numerosi i conseguenti arresti effettuati dalle Forze dell’ordine nei quali spiccano numerosi pregiudicati per reati gravi, come il sequestro di persona. Un pezzo a ’90 della criminalità sarda e nuorese , condannato a 30 anni di carcere per il sequestro dell’imprenditore di Dolianova (Ca) avvenuto nel 1990, è stato arrestato dai Carabinieri di Nuoro perché sorpreso in flagranza nel corso del blitz nella piantagione di Ortueri dove sono state sequestrate 5 tonnellate di marijuana di eccellente qualità.

Ma che la criminalità sarda si fosse riconvertita alla produzione ed al commercio di stupefacenti è noto già da oltre un decennio: “E’ chiaro che si sono resi conto che il sequestro di persona è ormai impraticabile, così come le rapine in banca e ai furgoni portavalori, anche se qualcuno ci tenta ancora. La produzione di marijuana è molto redditizia e comporta meno rischi rispetto agli altri reati”, spiega il Maggiore Marco Keten, Comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Nuoro. “Questo soprattutto – dice Keten – per le piccole piantagioni, spesso impiantate e gestire da una sola persona. Diverso il discorso per le maxi piantagioni dove invece si possono aggiungere all’accusa di coltivazione di sostanze stupefacenti anche le aggravanti delle grosse quantità e quella di associazione per delinquere. Ma non parliamo di organizzazioni stabili: agiscono com’è sempre stata strutturata la criminalità sarda, ovvero con bande modulari, che si compongono al momento del crimine e poi si sciolgono”. La coltivazione della droga poi si associa generalmente “alla detenzione ed al traffico di armi, aspetto questo che ne è una naturale e pericolosa conseguenza”, spiega l’Ufficiale dei Carabinieri.

Sorge spontanea la domanda della destinazione finale e del consumo di queste produzioni consistenti. E’ tutta marijuana destinata al mercato sardo? “La domanda è altissima soprattutto tra i giovani e gli adolescenti. Abbiamo riscontri di ragazzini di 12 anni – dice il Maggiore Keten – che comprano (e vendono) la marijuana, anche perché quella illegale costa meno di quella ‘sativa’ che si vende negli esercizi autorizzati”.

“A Cagliari e nell’hinterland – spiega il Tenente Colonnello Ivan Giorno, comandante del Reparto Operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Cagliari – è più diffusa la coltivazione indoor. Questo sicuramente per carenza di spazi di coltivazione all’aperto, ma anche perche i coltivatori probabilmente ritengono di operare illegalmente in un contesto più sicuro. Nel contrasto al traffico di stupefacenti, in città e nell’area vasta, si evince anche un collegamento tra la malavita cagliaritana e quella nuorese e ogliastrina”.

Nessun collegamento con organizzazioni criminali ‘continentali’? “Ora è troppo presto per fare ipotesi di questo genere, visto che gli ultimi tre sequestri importanti di Bitti, Ortueri e Ollolai, dove complessivamente abbiamo tolto dal mercato oltre 10 tonnellate di droga, sono stati effettuati tra agosto e settembre. E’ chiaro che si guarda anche in quella direzione”. Ma comunque il sospetto che ci sia un collegamento con le organizzazioni camorristiche, mafiose e con la ndrangheta calabrese, c’è ed è concreto. Per due motivi: “Chiaro che il delinquente sardo che è stato in carcere con mafiosi e camorristi ha stretto legami forti con la malavita organizzata- prosegue il Maggiore Keten -, e questo è dimostrato dai traffici di cocaina ed eroina sequestrati in Sardegna a carico di soggetti altamente pericolosi”. Numerosi personaggi di spicco della criminalità sarda sono infatti tornati in carcere anche con l’accusa di traffico di stupefacenti.

Cospicue produzioni destinate quindi principalmente al mercato sardo e probabilmente anche all’esportazione ma con una particolarità: “Non sono caratterizzate solo per quantità in peso e relativo numero di piante ma anche per la qualità della droga se si pensa – spiega il Maggiore Keten – che negli ultimi dieci anni il livello del principio attivo, il Thc, delle piante coltivate nel nuorese e in Ogliastra è decuplicato. Questo grazie ad un efficiente organizzazione nella coltivazione, che è diventata razionale con la scelta delle sementi,dei concimi e della cura delle piantagioni in senso strettamente agronomico”. Le piantagioni sono dotate infatti di irrigazione a goccia e le piante aiutate nella crescita e nello sviluppo con i migliori concimi specifici, antiparassitari, ormoni. “Poi c’è la conformazione geografica dell’Isola, che favorisce particolarmente la vitalità della pianta”, consentendole di produrre una marijuana tra le migliori del Mediterraneo.

Altra particolarità è l’organizzazione criminale “modulare” come ha spiegato il maggiore Keten. Non c’è una organizzazione che gestisce tutto, ovvero dall’impianto della piantagione, alla coltivazione al raccolto, alla selezione ed al confezionamento, per poi arrivare allo spaccio all’ingrosso ed al dettaglio. “C’è chi si occupa della progettazione – spiega il Capitano Francesco Giola, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Oristano –, che è costosa: abbiamo trovato attrezzature per oltre un centinaio di migliaia di euro, tra tubi, cisterne, gruppi elettrogeni. Poi c’è l’acquisto delle semenze e la progettazione della coltivazione, che è fatta scuramente da chi ne ha le capacità culturali”.

Quindi nella scaletta della produzione, dopo l’impianto, c’è la coltivazione e la raccolta. “Da qui – prosegue Giola – c’è chi si occupa dell’essicazione, della pulitura e del confezionamento. Poi c’è chi è specializzato nel trasporto, con staffette apripista che controllano le strade, per arrivare fino alla vendita all’ingrosso”.

I prezzi variano a seconda delle quantità e della qualità, ma da una pianta che produce oltre un chilo di sostanza stupefacente essiccata, si può “guadagnare tra i 12e i 15 mila euro”, spiega Giola. Si hanno riscontri di prezzi di marijuana essiccata e pronta allo spaccio che i ‘grossisti’ pagano dai 3500 ai 5mila euro al chilo. Ma ciò che più preoccupa è che sono stati scoperti ragazzi di 18 ani che hanno a disposizione somme ingenti, tra i 12mila e i 15mila euro ‘cash’, da investire in marijuana.

Omicidi legati al fenomeno? “Sono diversi i casi di omicidio irrisolti e non possiamo affermare, per questi, che siano legati al fenomeno della produzione di stupefacenti. Però è chiaro che dove ci sono soldi sporchi, che essi siano frutto di rapine, del traffico di marijuana o di cocaina, dalle estorsioni o dalle truffe, quando si litiga per la spartizione, c’è sempre dietro l’angolo un possibile crimine”, spiega il Maggiore Keten. Qualche anno fa infatti in Ogliastra fu scoperto un omicidio legato alla spartizione del mercato della marijuana, delle armi e delle rapine ai portavalori.

E’ quindi da sfatare la favola del pastore sardo non trafficasse in droga. “Negli ovili – spiega Keten – la droga c’è sempre stata, non è un business solo degli ultimi anni. I primi affari di droga risalgono agli anni 80 con il reinvestimento dei proventi dei sequestri di persona e delle rapine in armi e droga, cocaina, eroina, hashish e marijuana”. Prima infatti il fenomeno era per, così dire, trascurato perchè l’attenzione degli inquirenti e dei media si concentrava sull’attività antisequestri e sulle decine di omicidi per faida, ma oggi, capito che il sequestro non lo si può più fare e i sistemi di protezione delle banche e dei portavalori sono quasi inattaccabili, l’attenzione della malavita si è spostata sulla droga.

Insomma la Sardegna sembra votata alla coltivazione di cannabis, sia essa ‘indica’che quella legale, la ‘sativa’. Sono infatti numerose, alcune estese anche sei o sette ettari, le piantagioni legali. Questo perchè le caratteristiche climatiche consentono di avere un’ottima qualità e produzioni eccellenti.

Le province di Nuoro e di Oristano sono dunque le punte di diamante di questo fenomeno che sta assumendo proporzioni assolutamente inattese e preoccupanti: “La nostra azione di repressione, con una costante conoscenza delle realtà territoriali, con incisive azioni di investigative e di intelligence, continuerà costante in tutto il periodo dell’anno per contrastare il fenomeno”, conclude Keten. Insomma, un fenomeno che in Sardegna sta assumendo dimensioni sociali preoccupanti soprattutto per il consumo tra gli adolescenti, ma anche sotto l’aspetto strettamente criminale, che coinvolge un numero sempre crescente di figure di spicco della malavita locale. Famosa fu la sintesi di un esperto fatta alcuni anni fa ad un convegno sul tema: “Nelle piazze della Sardegna – disse – si trova ‘erba’ di ottima qualità e nei balconi di Cagliari c’è più marijuana che prezzemolo e basilico”.