Minare la credibilità della supertestimone, sottolineare la fallacità delle indagini e dimostrare che il quadro accusatorio nei confronti dell’imputato è “contradditorio, insufficiente e non preciso”.

È questa la strategia difensiva che emerge dall’arringa di Mattia Doneddu, una dei legali dell’imputato Alberto Cubeddu, sotto processo in Corte d’assise a Nuoro per gli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala.

“La supertestimone che avrebbe visto in faccia Cubeddu prima di sparare Gianluca Monni riferisce di essere stata nella pensilina a Orune con una altra studentessa – ricostruisce l’avvocata – Quest’ultima, nel corso del primo interrogatorio, dice di non avere visto la studentessa che accusa Cubeddu, poi in dibattimento ha raccontato di aver avuto dei fogli in mano e di essersi distratta. Non è credibile signori della Corte. Così come non è credibile che Alberto Cubeddu quella mattina fissasse insistentemente la studentessa: ma è possibile che uno che va ad Orune a uccidere si metta a corteggiare la studentessa che visto l’insistenza gli fa il dito medio?”. Quindi Mattia Doneddu sottolinea l’esito dei racconti di altri testimoni. “Solo due persone hanno detto di aver visto un passeggero a bordo della Opel Corsa che è passata più volte prima dell’omicidio di Gianluca Monni, tutti gli altri non ricordano di averne visto e in un caso si dice addirittura che l’autista era solo”. L’avvocata parla poi dei riconoscimenti fotografici a cui è stata sottoposta la studentessa-teste: “Le sono state sottoposte 30 fotografie ma una sola, quella di Alberto Cubeddu, lo mostra vestito in giacca e cravatta. Questo va contro i dettami di legge che vuole che tutti i soggetti ritratti siano vestiti in maniera simile”.

Quindi passa a smontare il “saldo asse tra Cubeddu e suo cugino Paolo Enrico Pinna nel pianificare ed eseguire gli omicidi”, come ricostruito dal Pm Andrea Vacca, e a sottolineare l’inconsistenza del movente: “C’era un asse talmente saldo – spiega – che la sera prima dell’omicidio Pinna chiama per tre volte Cubeddu e lui non gli risponde perché prima va a mangiare la pizza e poi se ne esce con gli amici. Qui in quest’aula è stato fatto il processo a Paolo Enrico Pinna, il cui movente nei confronti di Monni era la rissa la sera di Cortes Apertas nel dicembre 2014. Il movente per Cubeddu sarebbe la parentela con Pinna?”. Infine l’avvocata riafferma l’alibi di Cubeddu: “La mattina è andato in campagna col padre, come ha raccontato la sorella Gabriella (secondo il Pm avrebbe fornito un alibi falso al fratello e ha trasmesso gli atti alla Procura, ndr), e si è occupato del capannone perché doveva arrivare il mangime, poi va nell’azienda di Giovanni Monni, infine fa una visita medica. Avrebbe avuto una mattina così fitta di impegni se avesse pianificato un omicidio?”. Mattia Doneddu proseguirà la sua arringa domattina. Dopo di lei toccherà al secondo difensore Patrizio Rovelli.