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“Il tracollo è nelle parole di Standard & Poor’s: riteniamo che la sua struttura del capitale sia insostenibile. L’agenzia americana di rating non lascia adito a dubbi: il rating di Moby passa da B a CCC+. Ieri il crollo di 13,8 punti alla Borsa di Lussemburgorispetto alla quotazione del 15 ottobre” (73.538 contro 59.69). Lo afferma Mauro Pili, leader di Unidos, che diffonde la nota dell’Agenzia di rating.

“L’intensa competizione e i più alti costi del petrolio stanno pesando pesantemente sulla performance operativa di Moby e sulla generazione di cash flow”, afferma l’agenzia americana” . Secondo Standard & Poor’s Moby “corre il rischio di non rispettare i parametri finanziari sul debito a fine 2018 e a giugno 2019 se non adotta ‘tempestive’ contromisure, come la vendita di navi, mentre potrebbe dover fronteggiare ‘un deficit di liquidità’ nel caso in cui la Ue comminasse una multa per aiuti di Stato illegali alle controllate Tirrenia-Cin e Tolemar, che ricevono ogni anno 87 milioni di euro di sussidi a sostegno del mantenimento di rotte in perdita”.

Nella nota Pili riporta che “Moby ha chiuso il semestre con una perdita di 60,2 milioni di euro, in crescita rispetto ai 24,6 milioni dello stesso periodo del 2017 a causa di un aumento dei costi, ricavi in calo dell’1,6% a 233,4 milioni, un ebitda negativo per 8,7 milioni e un debito finanziario di 484 milioni”.
“Un disastro finanziario senza precedenti – dice il leader di Unidos – che potrebbe far implodere la società prima di fine anno visto che secondo l’agenzia rischia di non riuscire a rispettare i parametri finanziari sul debito. L’invito esplicito a vendere navi lascia poi comprendere che il gradasso latino straparla di investimenti e nuove navi, in realtà deve vendere quelle che ha. A questo si aggiunge il tentativo maldestro di spremere il mercato sardo con aumenti di quasi il 50% sul costo del trasporto merci da e per la Sardegna”.

“Si tratta di un atto vigliacco e spregiudicato – prosegue il leader di Unidos – che deve essere fermato senza perdere altro tempo. Ora bisogna reagire con determinazione perché il disastro finanziario non ricada sulla Sardegna e sui Sardi. Lo Stato sequestri immediatamente il debito di 180 milioni e blocchi i pagamenti illegali a Tirrenia. La Sardegna attende risposte serie e immediate per una vera continuità territoriale”.