Gli artisti amano distinguersi, si muovono armati della propria cultura e dei propri luoghi di formazione; tutte le loro differenze sono determinate, a partire da una matrice linguistica comune.
I distinguo esistono, ma sono soltanto concettualizzazioni linguistiche, sono dentro la testa dell’artista e non nel linguaggio fuori dal sé.
I linguaggi dell’arte, sono il frutto creativo un’unica specie umana, di cui tutti siamo discendenti, specie umana africana, giovane, inventiva ed espansiva come il suo linguaggio.
Con la sua specificità e attraverso il linguaggio dell’arte, l’umanità ha creato e concettualizzato una sua diversità, diversità che ha una sua struttura, nucleo, visione e origine d’insieme.

In questo millennio, a partire dalla diversità, del proprio linguaggio culturale e artistico, l’umano può scoprire e determinare la sua unità.
Abbiamo costruito nei millenni, distinguo artistici e linguistici, distinguo logografici e simbolici, ma oggi, nel nome della consapevolezza e specializzazione linguistica, il linguaggio dell’arte è un potentissimo strumento per guardare oltre di sé.
Questa premessa, per ragionare sull’importanza, del preservare le arti e i linguaggi artistici residenti; l’artista residente (o se preferite nativo) è depositario di relazioni e interazioni linguistiche simboliche e culturali, modello (ovunque lui risieda) di sostenibilità (anche economica) del linguaggio.

Pensateci, in origine parlavamo un unico linguaggio dell’arte, le enormi distanze l’hanno mutato, il linguaggio è mutato in relazione all’habitat dove si è fermato e sviluppato.
In quest’ottica di movimento all’origine del linguaggio dell’arte, pensate a quanto sia stato importante, nella diversificazione del linguaggio, l’errore della copia.
I linguaggi dell’arte si muovono in verticale in maniera evolutiva, ma anche in orizzontale, attraverso la narrazione e la comprensione della comunità.
Il linguaggio dell’arte, può essere influenzato da fattori esterni, da élite dominanti o da territori conquistati che resistono con il loro linguaggio (perché la storia non la scrivono soltanto i vincitori).

Pensateci un attimo, pensate a un linguaggio logogrammatico, che si origina con i sapiens 60000 anni fa, per poi muoversi intorno al mondo, che ci distingue nel segno, e nel nome dello stesso ci accomuna; la lingua scritta compare e si determina soltanto da cinquemila anni.
Nel nome di questo, se è vero (e lo é), che vi è una differenza genetica tra Sardi ed Europei (Corsi compresi), originatasi nell’antico popolamento isolano (risalente a 9000 anni fa con tribù preneolitiche) e alla deriva genetica, non si può pensare all’evoluzione e trasmissione culturale e artistica di un popolo, come fosse un’isola; quella dell’isola è una condizione geografica che non ha nulla a che vedere con la condizione linguistica dell’umano.
Come si può quindi, continuare a pensare a un’Alta Formazione Artistica isolana ferma a Sassari, e a una città metropolitana come Cagliari, ancora priva di un’Accademia di Belle Arti nel 2018?

L’isola è uno scrigno di diversità bioantropologica e culturale, c’è maggiore differenza biologica e culturale, tra due comunità isolane, che tra un portoghese e un rumeno.
Un’Accademia di Belle Arti a Cagliari, sarebbe un importante nodo di confronto e di tutela del linguaggio e ricerche artistiche residenti, in fondo le arti si radicano nell’umanità e nelle comunità, per propagare esperienza e diversità culturale e biologica.
Un’Accademia di Belle Arti a Cagliari, sarebbe un fatto culturale che costituirebbe un’assicurazione sul futuro, oggi come mai dovrebbe essere un imperativo politico morale.

Mimmo Domenico Di Caterino